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CRISTINA DONÀ «La forma canzone, nonostante continui ad affascinarmi, mi sta un po’ stretta»

Otto album, centinaia di concerti in Italia e in Europa, un rispetto trasversale nel tempo da parte della comunità artistica che ha pochi paragoni. Cristina Donà è uno di quei personaggi che non si possono trascurare quando l’obiettivo è puntato sulla scena cantautorale dell’ultimo ventennio. Il 15 settembre 2017 ha pubblicato “Tregua 1997-2017 Stelle Buone”, un modo davvero speciale per festeggiare il ventesimo compleanno di un album storico. Cristina per l’occasione si è rimessa in gioco affidando i brani a dieci artisti della nuova generazione, invitandoli a rileggere in totale libertà le sue canzoni.

Che ricordi conservi della Cristina del 1997? Sei una persona che guarda al passato con nostalgia?

«Sino ad ora ho avuto pochi slanci nostalgici, cerco di rifuggire questo richiamo. Ho preferito sempre alimentare il desiderio e la possibilità di guardare avanti. La nostalgia è un sentimento nobile, se lo si utilizza artisticamente, per scovare sguardi e ricordi del passato. Ma se sconfina nel rimpianto o nell’annullamento del presente allora è uno stato d’animo deleterio».

In un gioco di specchi fra passato e presente, potremmo dire che soltanto… il megafono è cambiato: tu fai sempre la cantante come agli inizi, Manuel Agnelli sempre lo “scova talenti”, mentre la Mescal e le etichette sono diventate i Talent? E’ una forzatura?

«La tua lettura del presente è interessante e per alcuni aspetti veritiera. Da sempre esiste l’arte, l’artista, da molto il committente e chi promuove l’arte prodotta. Una cosa però è diversa dal passato: oggi l’arte, soprattutto quella musicale, come pure quella cinematografica, diverse forme d’arte, sono diventate gratuite, loro malgrado. Questo è un problema enorme e questa nuova modalità ha drasticamente cambiato buona parte del sistema assieme al fatto che molte persone pensano che un artista viva d’aria e se parla di soldi, guadagno, diventa subito discutibile ciò che fa. A questo aggiungiamo che, come punta dell’iceberg, abbiamo una tv di Stato che ha cancellato i programmi dedicati all’approfondimento musicale e alla musica dal vivo, se escludiamo Sanremo. Nelle scuole è anche peggio. E’ un Paese che continua a svalutare l’arte “Musica”, dunque di cosa ci stupiamo? Provocatoriamente oggi un disco dovrebbe costare 50, 60 euro. Forse torneremmo a dare valore alla musica e ad acquistarla, anzi ad investire».

Morgan prima, poi Manuel e Boosta. Come ti sembrano nel ruolo di giudici nei Talent? 

«Per quel poco che ho visto mi pare che i nomi citati abbiano portato autorevolezza e buoni punti vista all’interno dei relativi programmi. Li ho visti di rado e non per un atteggiamento snob nei confronti dei Talent ma perché guardo pochissima tv e comunque non sono in grado di vivere con serenità la pressione mediatica che si trovano ad affrontare i concorrenti, così come i giudici».

Tu saresti una buona giurata?

«Ho l’attitudine a vagliare svariate possibilità quando giudico un lavoro e mi serve molto tempo per capire cosa preferisco, non ho la risposta pronta e tanto meno dei tempi televisivi, quindi ne deduco che, queste mie caratteristiche, non corrispondano a quelle che deve avere un giudice di un Talent».

Scorrendo la lista degli artisti che hai coinvolto nel tuo nuovo progetto, verrebbe da dire che la scena cantautorale indipendente italiana gode di ottima salute. E’ davvero così, oppure è diventata una nicchia trascurabile rispetto al peso che ha assunto il rap nel panorama musicale italiano? A te piace questo rap italiano?

cristina dona tregua stelle buone«Non conosco abbastanza il rap italiano, né quello straniero per poterlo giudicare. Un tempo non mi interessava proprio, oggi mi incuriosisce per la complessità dei testi, la velocità incredibile con la quale vengono pronunciati e per alcune soluzioni nei suoni. Ogni tanto provo a imparare una parte di quei testi e mi rendo conto di quanto siano veri e propri scioglilingua, esercizi per cui serve un buon allenamento. Trovo geniale Caparezza e ascolto volentieri ciò che mi propone mio figlio, compreso Ghali. Dovrei frequentare di più qualche appassionato per farmi coinvolgere. Comunque non lo trovo in contrasto con gli artisti di questo “Tregua”. E’ un genere che si è fatto strada anche in Italia per diverse ragioni, non ultima la sua natura cruda, sociale e diretta».

Il tuo percorso artistico è stato un crescendo, e tappa dopo tappa ha guadagnato credibilità. A chi sogna un percorso come il tuo, che consigli daresti? Andare via dall’Italia?

«Consiglio sempre di prepararsi tecnicamente, di imparare l’arte e metterla da parte, come diceva la mia saggia nonna, quindi anche l’arte dell’inglese, perché no, ma soprattutto di ascoltarsi ed ascoltare, di partecipare alla vita, di prendere appunti e di tenere i piedi sempre saldi a terra. Uscire dal nostro Paese fa sempre bene, c’è molta più libertà e varietà musicale, la concorrenza fuori centuplica e questo può essere solo stimolante».

Questo lavoro sembra segnare una sorta di punto e a capo. Cosa vedi nel tuo futuro artistico?

«Vorrei essere più contaminata da generi musicali che non ho ancora sperimentato e frequentare maggiormente altre arti. La forma canzone, nonostante continui ad affascinarmi, mi sta un po’ stretta. Da qualche anno comincio a comprendere la svolta della collaborazione BattistiPanella».

Spesso si ha la sensazione che il tuo talento non abbia goduto dell’esposizione che veramente meritava. Hai anche tu l’idea di aver raccolto meno di ciò che hai seminato e c’è qualcosa nella tua carriera che non rifaresti? Forse l’esperienza con la Emi?

«Mi incuriosisce il fatto che tu possa suggerire l’esperienza con Emi negativa. Probabilmente perché fa strano vedere un’artista che nasce e cresce in un’etichetta indipendente approdare a una major? Questo è avvenuto perché Mescal aveva venduto il catalogo alla major in questione, e non tutti lo sanno o se lo ricordano. Comunque l’esperienza in Emi è stata positiva e formativa. Ho conosciuto persone splendide e non ho ricevuto nessuna pressione sulle scelte artistiche, come si potrebbe immaginare. Nel 2007 ero già un’artista con una personalità e nessuno ha tentato di cambiarla. Ho scelto io i produttori e i musicisti, sempre. Tra le altre cose è stato quello il periodo in cui credo di aver avuto il massimo dell’esposizione. Per il resto, considerando che siamo in Italia e io sono una che sfugge alle classificazioni e alle categorie, dunque non omologabile, direi che posso reputarmi molto fortunata. Godere della stima di una buona parte di pubblico e degli addetti ai lavori mi sembra sia un gran bel risultato, e me lo tengo ben stretto. Se ciò non mi consente di adagiarmi sugli allori, allora bene così. Come dicevo, siamo in Italia, non dimentichiamocelo. La cosa a cui tengo di più, da sempre, è la mia libertà espressiva. Ho pagato dei pegni importanti per mantenerla e continuerò così, non potrei vivere diversamente».

Queste le prossime date live di Cristina Donà.
26/10 Torino – Hiroshima Mon Amour
03/11 Bergamo – Druso
10/11 Brescia – Latteria Molloy
11/11 Modena – OFF
17/11 Ravenna – Bronson
01/12 Milano – Serraglio
08/12 Bologna – Locomotiv
09/12 Firenze – Auditorium Flog
14/12 Roma – Monk
15/12 S. Maria a Vico (CE) – Smav

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