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DARIO CIFFO «Il pop non è una parolaccia, oggi la musica è tutta mischiata»

Partiamo dal titolo del primo singolo estratto: “Brotula“. La nuova canzone di Dario Ciffo è anche il nome di un pesce all’apparenza bruttarello ma buono di sapore, una metafora per dire che nella vita vale la pena non farsi fuorviare dalle apparenze o dai luoghi comuni. Il brano è contenuto in un EP pop dal titolo “Sarebbe bello“.

Partiamo proprio dal pop. In ambito indipendente non è una parolaccia? 

«Pop è una parolaccia in ambito indipendente? Non ho mai condiviso certe definizioni musicali perché secondo me è tutto mischiato oggi, ma dando per esistente una scena “indie” mi pare che pure questa si possa definire a tutti gli effetti pop, non mi sembra produca musica particolarmente “sperimentale” o “avveniristica”, si tratta sempre di canzoncine orecchiabili e di facile ascolto».

Tre pezzi su quattro del tuo EP rimandano a Battisti. E’ ancora oggi un tuo punto di riferimento? 

«I riferimenti escono in maniera spontanea, non si tratta di imitazioni. Battisti è stato sicuramente uno dei miei artisti italiani prediletti ed è possibile che questa mia passione traspaia nelle mie canzoni».

Superati i 30 anni si possono ancora avere dei riferimenti musicali oppure bisogna emanciparsi da essi?

«A 30 anni, a 40 ed oltre bisogna creare ovviamente qualcosa di proprio, di riconoscibile e se non sono covers lo si sta già facendo».

L’EP cosa rappresenta? 

«L’EP rappresenta una fotografia di 4 brani raccolti in un dato periodo circoscritto, con una stessa produzione, una stessa matrice comune ed era giusto darlo alla luce così».

Hai altri pezzi nel cassetto? 

«Di brani ne ho sempre parecchi, sia che siano spunti che idee più definite, ma ovviamente saranno raccolte in un altro progetto che potremo definire “album” in un futuro. Per ora chiudo questo cerchio. E poi in quest’Era digitale in cui spesso si scaricano brani singoli, il proprio album se lo compone spesso l’ascoltatore».

Tu sei uno dei tanti “ex” degli Afterhours. Fai parte di quelli che si sono lasciati bene o male con Manuel Agnelli? 

«Con gli Afterhours mi sono lasciato bene. Come dico sempre: nella musica è tutto chiaro, tutto semplice alla fine, non come nei rapporti sentimentali in cui la cosa è più coinvolgente. Certo, all’inizio della mia dipartita c’è stato sicuramente un piccolo “shock” ma col tempo si è rimarginato tutto».

Che ricordi conservi di quella esperienza lunga 10 anni?

«I ricordi sono tanti, rappresentano il mio ingresso nella musica “seria” e “professionale” e si mischiano con la mia vita, ricordiamoci che negli Afterhours ci sono entrato molto giovane ed andavo ancora al liceo, poi mentre facevo servizio civile in provincia di Bologna. Sicuramente posso dire che è stato un periodo in cui dormivo poco e in orari non prettamente notturni. Comunque tutti ricordi belli e di una persona piena di entusiasmo».

Ti piace il Manuel Agnelli di “X-Factor”? 

«Il Manuel ad “X-Factor” lo trovo coerente con il Manuel fuori da “X-Factor”, e comunque gli riconosco l’essere sempre stato una persona attenta ai talenti degli altri, spesso ha fatto produzioni per altri artisti o ha organizzato dei festival in cui riuniva diversi musicisti, non si è solo occupato della sua musica, ma anche di quella degli altri. Ed in qualche modo lo sta facendo anche ora in un contesto televisivo. Io comunque non sto seguendo “X-Factor” come in passato perché avendolo già visto trovo che si ripeta nella formula di anno in anno al di là dei giudici, insomma, mi ha un po’ annoiato».

Tu saresti un buon giudice per un Talent?

«Io un buon giudice? Beh, qualche cosa ce l’avrei da suggerire anche io, certo».

Tu fai parte di una generazione che ancora comprava i dischi nei negozi. Oggi che la musica esce in digitale a getto continuo e senza filtri, come si distingue un progetto originale da uno farlocco? 

«L’orientamento musicale, al di là del digitale o no, rimane sempre la propria sensibilità: se una musica ti cattura, poi uno si informa e approfondisce, usando qualsiasi mezzo di veicolazione: digitale, analogico, EP, LP, CD, Blu-Ray, non fa la differenza».

E’ il rap il nuovo pop? A te piace il rap italiano? 

«Il rap sinceramente non mi è mai piaciuto, non è un linguaggio che mi attrae fin dall’epoca dei Run DMC…».

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