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EDDA «I miei testi? Sono dei testicoli»

Edda è così. Non è un personaggio, non fa il personaggio, è proprio così. E’ diretto, giocosamente diretto, e a volte disarma. Adora esagerare, ma non c’è marketing dietro al suo modo di porsi nei confronti dell’interlocutore. “Graziosa utopia” è il suo ultimo disco. Abbiamo colto l’occasione per parlare con lui dell’album e non soltanto.

Abbiamo descritto il nuovo album come un passo avanti deciso verso la canzone d’autore.

«Le mie sono canzoni arrangiate da Luca Bossi e Fabio Capalbo, poi le suona anche Killa che è un gran chitarrista. Così alla fine c’è della musica intorno a uno che canta. La definizione canzone d’autore non mi piace».

In una passata intervista hai detto che Jimi Hendrix è il tuo unico mito. Cosa ti piace a tal punto da averlo eletto a mito?

«Beh, intanto aveva un coso enorme, poi ha avuto un’infanzia che neanche Pinocchio è stato così sfortunato. Dei genitori da ritiro patente e intervento a gamba tesa dei servizi sociali e un fratello che al suo funerale fu accompagnato in manette da due poliziotti. Un bel mix per farne un coscritto dell’Isis ma a quel tempo non c’era. Doveva andare in Vietnam, ma si fece riformare dicendo che era gay. A me questo basta».

“Un Pensiero d’Amore” è la canzone che ci ha più colpito. E citi anche l’eroina. Oggi che l’eroina non c’è più nella tua vita, che parola metteresti vicino ad “amore”?

«Sicuramente la parola “ricchione”. Non so perché, ma suona bene».

Sempre nella canzone appena citata dici: “…a parte il fatto che ora so anche chi sono”. La musica quanto ti ha aiutato a conoscerti meglio? 

«Io a Stefano Rampoldi gli darei una manica di legnate sul groppone. E’ un poveraccio che però cerca di fare qualcosa per non finire dritto all’inferno. Solo per questo lo risparmio, ma è una vera chiavica di uomo».

In “Signora” ci sono un sacco di frasi attorno alle quali si potrebbero scrivere km di parole: “…è vero mi ha sempre fatto schifo la verità”, “…ma non mi dire che la vita è bella ed ognuno ha la sua pena”, “…ho sempre rifiutato l’intimità mi disgusta solo il pensiero”. Come vanno interpretati i tuoi testi?

«Sono dei testicoli. Però “Signora” ha delle parole che mi piacciono. Non ho grandi messaggi, quando scrivo una canzone per prima cosa mi viene la melodia e allora cerco anche di proferire favella e le parole arrivano più o meno. Dopodiché black out. E se non riesco a chiudere il testo e ci sono delle frasi che mancano, allora è una Via Crucis infinita. L’unica è sperare nel miracolo di una qualche ispirazione».

Con Milano hai fatto pace? 

«Vivo a Genova, e d’estate sto in Liguria e quando vedo i milanesi mi sembrano strani. Non mi manca Milano».

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