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ENZO SAVASTANO «Poiché la neomelodia è amore. La neomelodia è vita»

Il concreto e l’astratto dicono che Enzo Savastano esiste ma potrebbe pure valere il contrario. Lui è il Maestro, è il Neomelodico del Cuore per chi crede ancora nella forza di due accordi e un sentimento sincero da cantare. Il suo “Io sono con voi“, uscito da pochi giorni e già disponibile da parecchi anni nel circuito pirata, è un disco dove l’amore è un trattato e tritato con una sensibilità unica. E dove il dolore si riflette su un paio di occhiali che sono simbolo di una generazione che ha ancora molto da imparare dai vecchi.

Vorrei chiederti subito qualcosa su “Senza Sentenza”, forse il brano più intenso del disco. C’è un dolore che raramente hai voluto esprimere nei tuoi brani con questa forza. Com’è nata la canzone? 

«Ma sai, conosco Silvio Berlusconi da decenni. Abbiamo cominciato a suonare insieme sulle navi da crociera quando io ero già famoso. Vederlo sommerso dai guai mi ha fatto nascere l’esigenza di scrivere un pezzo sulla sua vita. La canzone nasce dopo una bottiglia di Fiano D’Avellino, grande ispirazione per almeno tre generazioni di neomelodici. Davanti al bicchiere della staffa o immaginato la sua triste condizione, l’amore scontroso e incompreso di una donna che gli ha regalato la vita e la paura spaventosa della vecchiaia. Se ci penso mi commuovo. Non dovevi ricordarmi che ho scritto un pezzo così bello».

In “Gomorra”, Pietro Savastano chiedeva a Ciro un atto di fedeltà fecendogli bene la sua urina. Esiste un atto di iniziazione per chi vuole entrare nell’ambiente neomelodico?

«L’unico atto di iniziazione è il matrimonio. Il matrimonio è una specie di Erasmus per neomelodici. Più se ne fanno più si ha la competenza per potersi definire artisti a 365 gradi. A tutti i giovani che vogliono seguire le mie orme sconsiglio vivamente il Talent. Se volete farvi un regalo, tuffatevi nel fantastico mondo dei matrimoni. Fatevene almeno cinque, sei a settimana. Ci perderà il vostro fegato. Ci guadagnerà la vostra dignità».

Tu sai chi è Liberato? Lui è un neomelodico come te? C’è una sua canzone che ti piace?

«Liberato è un aspirante neomelodico. Gli manca ancora quel tanto così per diventarlo, ma promette bene. Ci siamo incontrati per la prima volta nel 1986 all’Accademia di Neomelodia diretta dal compianto Gianni Del Peschio. Già all’epoca Libero (io lo chiamo scherzosamente così quando ci vediamo il venerdì pomeriggio per il nostro solito camparino) prometteva molto bene. Non dovrei dirlo ma “9 Maggio” oltre ad essere la mia canzone preferita, deve molto ad una mia vecchia hit, “Tutte le volte che mi hai detto spogliati”. Ma ho evitato di mettere in mezzo la Siae per risolvere il contenzioso. E’ il momento suo e se lo deve godere».

A chi è dedicato questo disco?

«Questo disco è dedicato ai vecchi. Ogni volta che un mio collega sale sul palco spera sempre in un futuro migliore per i giovani. Io personalmente confido nel futuro dei vecchi».

Ci ha colpito molto che a pochi giorni dall’uscita, il disco non sia ancora disponibile nel mercato dietro corso Umberto I a Napoli. Pensi che anche chi è da sempre affezionato alla musica pirata (ma di qualità) potrà trovare il tuo disco nelle bancarelle? 

«Il disco pirata è già online dal 2002, quindi sedici anni prima di averlo scritto. Questo sottolinea il grande talento dei falsari che si confermano, ancora oggi, gli unici artigiani in grado di tutelare il Made in Italy».

C’è una canzone di questo disco che sul palco del Festival di Sanremo avrebbe fatto un figurone? Tu lo guardi il Festival?

«Io guardo il Festival con la famiglia, con Lello Sorice Junior che, solitamente, si addormenta durante le telepromozioni e con il sempre verde Angelo dei Ricchi e Poveri. Evidentemente c’è un pezzo che poteva tranquillamente partecipare. Quel pezzo si chiama “Le mogli dei cantanti famosi” e l’Eco di Acerra l’ha definito uno dei brani più profondi degli ultimi 34 anni e mezzo. Un brano scomodo, aggressivo, che punta il dito contro i miei colleghi, troppo impegnati a godersi le folle di fans, dimenticandosi delle loro muse ispiratrici. Che restano a casa a stirare. Mi sono chiesto se tutto questo ha un senso. La musica mi ha risposto di no».

Fare il neomelodico funziona con le donne? 

«Mia moglie Tamara l’ho conosciuta in una fredda sera d’inverno. Suonavo a Montepulciano. Ma gli organizzatori si erano dimenticati di stampare le locandine. In platea, nonostante i -12 gradi, c’erano cinque ragazzine. Una mi guardava fisso negli occhiali, come a dirmi “Enzo, scappiamo insieme”. Due giorni dopo eravamo marito e moglie. Poiché la neomelodia è amore. La neomelodia è vita».

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