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FEDERICO FIUMANI Un ricordo che vale dieci lire

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Prodotto artisticamente da Alessandro Grazian e mixato da Antonio “Cooper” Cupertino, il nuovo lavoro di Federico Fiumani è composto da 11 canzoni selezionate tra le sue preferite e scritte in passato da Mostri Sacri del calibro di De Gregori, Guccini, Endrigo, Tenco, Battisti, Paolo Conte e diversi altri. Manca a sorpresa De André, per il quale Fiumani ha sempre nutrito una passione dichiarata, ma a scorrere la scaletta si potrebbero riscontrare tante altre assenze, quindi meglio soffermarci su chi c’è e sul perché c’è.

Un ricordo che vale dieci lire” (Diaframma Records/Self) è un disco che affonda le radici nel cuore e nella memoria del leader dei Diaframma che, su un certo tipo di poetica musicale ormai scomparsa o fortemente penalizzata dal susseguirsi delle mode, si è formato. Ci sono diverse cose che colpiscono ascoltando il compact, ma su una in particolare vogliamo porre l’accento: Fiumani alterna momenti di bel canto (“Lo scapolo”) a momenti dove la sua voce sbanda in curva per andare a recuperare una spensieratezza da serata sulla spiaggia (“Quando ero soldato”).

Due le canzoni che escono dal mazzo: “E penso a te” (cantata e arrangiata superbamente) e “Io che amo solo te”.

Tra pezzi leggeri e brani di sospirato amore, ci imbattiamo anche nei violini di Nicola Manzan (Bologna Violenta) che impreziosiscono i dettagli.

In conclusione: Fiumani celebra e si riappropria di un’epoca contigua al suo percorso artistico. Lo fa stonando qua e là e prendendosi dei rischi pazzeschi, come l’andarsi a misurare con alcuni brani non proprio adatti al suo registro stilistico, ma il risultato finale suona vero, sincero, onesto, sa di carne strappata dal cuore. Su alcune canzoni Fiumani poteva fare molto, molto, molto meglio, ma è un disco così imperfetto in alcuni passaggi da apparire persino geniale.

 

Review Overview

QUALITA' - 67%

67%

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