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FRANCESCO GABBANI «Mi diverto a essere un performer, anche senza la scimmia...»

Palpabile l’emozione di Francesco Gabbani per l’obiettivo raggiunto con il nuovo disco “Magellano“, certificato disco d’oro in un mese. Lo abbiamo incontrato e intervistato.

E’ stato “Amen” a far girare il volano, perché?

«Non avevo ancora raggiunto la combinazione emotiva ed esperienziale tale per avere le carte vincenti. Non avevo ancora incontrato Fabio Ilacqua e ad oggi non credo di potermi esprimere senza di lui nonostante io stesso sia autore di molti miei pezzi».

Cosa ti aspetti da questo tour?

«Il live è focalizzato sul valore delle canzoni e della musica, senza effetti speciali e filtri. Lo ritengo un tour di grande responsabilità in cui spero di poter dare una giusta chiave di lettura al mio pubblico».

Avvertiamo un desiderio di presentarti più come musicista, giusto?

«E’ un live Rock’n’Roll, mi diverto a essere un performer, anche senza la scimmia. La maggior parte del tempo mi vesto di musica e di strumenti. Mi faccio guidare dal pianoforte, dalla chitarra e dalle percussioni».

Ultimamente il clima di terrore ha avvolto anche l’ambiente musicale aumentando le misure di sicurezza e le attenzioni. Esiste la paura? 

«Spengo la luce. Voglio spegnere la luce per evitare le paure insensate e per poter trasmettere pace anche al pubblico. Tendo a non percepire paura, anche in piazza Duomo per il recente concerto di Radio Italia è stato così».

Dopo il tour che ti vedrà impegnato in 42 date in tutta Italia cosa ti aspetta? 

«Mi aspetterà una pausa».

Hai il tempo per scrivere canzoni ora?

«Cerco di elaborare le emozioni che mi aspettano in questo tour per ricavarne spunti interessanti per qualcosa di nuovo. Sono ottimista».

Il tuo pubblico si riflette in un target under 14 molto presente…

«Si tratta comunque di canzoni che hanno un doppio livello di lettura. Mi aspetto sempre un pubblico molto eterogeneo. Non pretendo che chi non ha mai colto il significato profondo delle mie canzoni lo capisca ai miei concerti. Nei live tendo a non parlare molto e quindi nemmeno a spiegare ciò che voglio trattare con i miei testi. Faccio il cantante, il mio mestiere è questo. I numerosi bambini nei miei concerti lo ritengo un risultato delle emozioni e dell’energia della mia musica».

In scaletta anche “Vengo anch’io” di Enzo Jannacci, ti senti un suo erede?

«Semplicemente lo sento molto vicino a me. E’ riuscito a combinare la facciata ironica con un’analisi sociale profondissima. Alla fine quanto è vera la frase: “Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale. Per vedere se la gente poi piange davvero e scoprire che per tutti è una cosa normale e vedere di nascosto l’effetto che fa”».

Irene Venturi
(www.notespillate.com)

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