Altri SuoniIntervisteItaliano

GIANNI MAROCCOLO «Mi piace costruire progetti che lascino un segno, che siano unici»

Forte di una carriera artistica ultra trentennale, Gianni Maroccolo si appresta per la prima volta ad affrontare un importante progetto a suo nome collocandosi al centro del palco. “Nulla è andato perso” è il titolo di questo tour nel corso del quale Maroccolo porterà in scena pezzi del suo percorso, che significa anche storie di amicizia, ricordi, vita.

La prima cosa che voglio chiederti è relativa a questa idea di metterti al centro del palco. Tu sei abituato alle luci, ma hai sempre preferito lasciare la scena ad altri compagni di viaggio. Cos’è cambiato? La proverbiale discrezione di Maroccolo è persa?

«No, non credo proprio. Riservatezza, pudore e timidezza fanno parte di me e ormai a questa età non si cambia. Essere al “centro” del palco significa, in realtà, portare per la prima volta in scena un concerto pensato e creato esclusivamente da me. E anche questa volta non sarò da solo, anzi, sarò davvero in ottima compagnia. Cos’è cambiato? E’ evidente che qualcosa sia cambiato; sono rimasto solo. Il mio presente è questo; non prevede un progetto di gruppo “convenzionale”, in quel senso credo di avere già dato. “Nulla è andato perso” è il passaggio obbligato per andare altrove verso un futuro tutto da costruire».

Hai attraversato diverse epoche musicali. Ce n’è una in particolare che rimpiangi? Il rock degli Ottanta? La voglia di sperimentare dei Novanta?

«Non ho particolari rimpianti. Vivo intensamente il presente. Le alchimie meravigliose e sorprendenti avvengono una volta nella vita ed è inutile provare a reiterarle; ciò che è stato non torna e non mi sentirai mai affermare che “si stava meglio prima”, nonostante la sofferenza che viviamo e quella che ci circonda e nonostante la complessità estrema di questi tempi. Cerco di comprendere e di vivere, anche a livello creativo, nel contesto attuale».

Hai avuto la fortuna di lavorare con artisti dalla personalità fortissima. Anzi, sembra quasi che tu abbia sempre voluto il confronto con forti personalità. Un caso oppure una volontà precisa?

«Forse potrò apparire un po’ presuntuoso, ma nulla avviene a caso. Ho sempre praticato l’arte dell’incontro, perché di arte si tratta e cercando di rifuggire dall’ovvio o perlomeno da qualcosa che già esisteva. Mi piace costruire progetti che lascino un segno, che siano unici. Per provarci trovo normale non temere il confronto con personalità forti che forse rendono tutto più difficile ma che mi costringono ad alzare continuamente l’asticella. Fino ad ora sono stato indubbiamente fortunato».

Fra i tanti coi quali hai condiviso il percorso, mi piacerebbe che estraessi 4 nomi e mi dicessi qualcosa che non abbiamo colto da sotto il palco di certi artisti. A me verrebbe facile proporti questo poker: Giovanni Lindo, Cristiano Godano, Federico Fiumani, Battiato.

«Giovanni mi ha aperto gli occhi. Cristiano è poesia e animalità pura. Federico è un genio. Franco, anche se a lui disturba sentirsi definire così, è stato il mio primo Maestro».

Per salutare Bowie hai scritto: “L’aspetto più tremendo con cui si deve convivere quando si invecchia è quello di sopravvivere alla scomparsa di persone e affetti per noi importanti… vuoti si sommano a vuoti… un po’ contorto come pensiero, ma ci siamo capiti credo…”. Vorrei chiederti mille cose su Bowie ma ho paura di scivolare nella banalità. Preferisco invece chiederti se hai ascoltato “Blackstar”, l’ultimo lavoro.

«Ho sentito “Lazarus” e “Blackstar”, non ancora l’intero album. “Blackstar” è un pezzo favoloso! Va ben oltre la semplice “canzone”. Trascende in tutti i sensi e descrive (almeno a me dà questa impressione) i sentimenti e le visioni di un uomo che da qualche tempo, resosi conto all’improvviso di non essere immortale, si è trovato giocoforza a dover riflettere con il “dopo”».

Quanto di Claudio Rocchi ci sarà in questi live di febbraio e marzo? 

«Buona parte del concerto sarà dedicato a “vdb23”, il lavoro fatto assieme. Non riesco a parlare con facilità del mio legame con Claudio, ma so che vorrei, per quanto io lo senta a me vicino come sempre, che fosse qui con me, con noi. Claudio è unico, speciale e ciò che ci lega è davvero qualcosa che non riesco a spiegare a parole».

La musica a te ha dato tantissimo, ma cosa ti ha tolto? Di cosa ti ha privato?

«Mi ha tolto o quasi la possibilità di avere una mia vita privata. L’ho scelto e quindi non mi lamento, ma se tornassi indietro dedicherei maggiore tempo ai miei affetti e forse a me stesso».

Oggi va di moda il rap in Italia. Se sino a 15 anni fa il sogno di un adolescente era prendere in mano una chitarra, oggi sembra che creare rime sia il nuovo linguaggio. Mi dici la tua su questo fenomeno?

«Avanti il prossimo! Vale per il rap o per l’hip hop e comunque per tutti i generi musicali. Arrivano a gamba tesa, segnano un’epoca per poi lasciare il passo alle nuove avanguardie musicali».

Di seguito il calendario del tour:
Sabato 06 Febbraio 2016 – Concerto a Scandicci “Teatro Studio”
Sabato 13 Febbraio 2016 – Concerto a Brescia “Latteria Molloy”
Domenica 14 Febbraio 2016 – Concerto a Verona “Fonderia Aperta Teatro”
Sabato 27 Febbraio 2016 – Concerto a San Ginesio – “Auditorium Sant’Agostino”
Giovedì 03 Marzo 2016 – Concerto a Cagliari “Fabrik”
Venerdì 04 Marzo 2016 – Concerto a Oristano “Auditorium – Istituto Tecnico 2 Sergio Atzeni”
Sabato 05 Marzo 2016 – Concerto a Sassari “Teatro Smeraldo”
Venerdì 11 Marzo 2016 – Concerto a Milano “Arci Ohibò”
Sabato 12 Marzo 2016 – Concerto a Vignola “Arci Ribalta”
Domenica 13 Marzo 2016 – Concerto a Vignola “Arci Ribalta”
Sabato 19 Marzo 2016 – Concerto a Vittorio Veneto “Spazio MAVV”
Venerdì 15 Aprile 2016 – Concerto a Terracina (LT) “Ribbon Club”

Pulsante per tornare all'inizio