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IVAN GRANATINO «Liberato? Io sono Granatino e sono contento di quello che sto costruendo»

Fatte ‘a croce” è il nuovo singolo di Ivan Granatino, una delle voci più interessanti e originali di Napoli, capace di unire le melodie e la tradizione napoletana ai suoni dei generi più diversi, dal rap al rock. Nei mesi scorsi anche lui è finito nel lungo elenco dei possibili Liberato. Gliene abbiamo chiesto conto, di questo e non solo. Perché all’orizzonte c’è anche un concerto speciale per l’artista campano.

Il prossimo marzo terrai un concerto al Palapartenope. Che cosa stai preparando per quell’evento e la tua cresciuta popolarità è merito della tua perseveranza oppure del passaparola?

«Grazie al Signore la popolarità sta crescendo, credo che il merito sia della perseveranza e del passaparola, infatti la prova è che i miei video crescono su YouTube col tempo. Per me questa cosa è molto positiva perché amo crescere così piano, e sano, e l’obbiettivo è quello di arrivare lontano. Sì, il 17 ci sarà il mio primo concerto al Palapartenope di Napoli, sto preparando qualcosa di speciale, per l’occasione voglio dare uno show indimenticabile a chi parteciperà, il concerto sarà ripreso e in seguito uscirà un dvd».

Mi dici la tua su Liberato? E’ un progetto a tavolino?

«Non so che progetto sia, ma posso dire che è molto interessante, mi piace».

In molti pensano che Liberato sia tu. Ti lusinga questo accostamento?

«No, non mi lusinga affatto: io sono Granatino e sono contento di quello che sto costruendo».

Tu lo diresti oppure è vincente mantenere il mistero?

«La magia del progetto Liberato è propria quella di mantenere il segreto quindi farei la stessa cosa».

Per molti anni si è avuta la netta sensazione che cantare in napoletano fosse una roba di nicchia, ora (grazie a “Gomorra”, a Liberato e a molto altro) sembra persino “figo”. Hai anche tu questa sensazione?

«E’ sempre stato figo cantare in napoletano, sicuramente non è grazie a “Gomorra” o a Liberato. Nel 2008 ho composto un pezzo che si chiama “‘A storia e Maria” che ha totalizzato più di 10 milioni di visualizzazioni, ed è entrato nella colonna sonora di tanti film tra cui cito “Reality” di Matteo Garrone e “Gomorra – la serie”. La musica napoletana ha sempre portato grandi risultati, sono le major che si ostinano a farla rimanere di nicchia».

Nell’ambito indipendente pensi di poter ancora crescere oppure sei arrivato al punto che la vetrina nazionale (Sanremo?) è diventata indispensabile per portare a un pubblico maggiore un progetto come il tuo che a livello sonoro ha un respiro internazionale più che locale?

«Sanremo sarebbe un’ottima vetrina, ma non lo so, non ci credo tanto, lì ci sono meccanismi che al momento sono molto lontani da me, credo di non creare ancora un interesse così grosso da far avvicinare un massone che mi ci porti, devo ancora crescere da indipendente».

In “Fatte ‘a croce”, il tuo nuovo singolo, dici che vorresti “pane per i fratelli tuoi di Napoli”. Cosa pensi che manchi alla tua città per essere diversa (migliore?) da ciò che è? Oppure è meravigliosamente perfetta/imperfetta così com’è?

«Non solo per i miei fratelli di Napoli ma per i miei fratelli di tutto il sud Italia dove c’è la maggior parte della disoccupazione, cito Napoli perché penso che Napoli sia la capitale del sud, non per campanilismo. Il mio messaggio è per tutti gli italiani da nord a sud, che fanno i salti mortali per arrivare a fine mese. Napoli è bella così com’è, non cambierei niente, tutti la amano proprio perché è così, crea interesse perché è sempre messa in discussione. Come disse Pino (Daniele, ndr) “è na carta sporca” ma pur sempre una delle città più belle al mondo».

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