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KUTSO «Sanremo, la politica e il "trucchetto" dell'onorevole Gasparri...»

Su il sipario. E’ partito il Festival di Sanremo. Ma noi vogliamo fare un passo indietro. Quella dell’anno scorso è stata l’edizione dei kuTso che, pur piazzandosi al secondo posto fra le “Nuove Proposte”, hanno poi raccolto un’attenzione clamorosaMatteo Gabbianelli, la voce della band romana, ha le idee chiare sulla kermesse festivaliera: «Sanremo è come una bancarella di cianfrusaglie al mercato delle pulci: in mezzo a centinaia di cose inutili e brutte, ogni tanto puoi scovare qualcosa di prezioso da portarti via e far vedere agli amici».

Dietro le quinte, cosa succede davvero? Insomma, il villaggio di Sanremo, visto dal retropalco, com’è? 

«Dietro al Festival ci sono centinaia di persone, i tecnici, che lavorano con grande professionalità affinché tutto riesca al meglio. L’aria che si respira tra gli addetti ai lavori non sembra tesa, ma è comunque alacremente attiva. Gli unici ad avere ansia sono ovviamente gli artisti, ma nemmeno tutti. Le stranezze in realtà si vedono per strada davanti all’entrata dell’Ariston, dove si assiepano personaggi stravaganti, sosia, fanatici, vecchiette con la foto di Gianni Morandi e pazzi di vario genere. La cosa più gratificante sono le cene pagate dalle produzioni nei migliori ristoranti di Sanremo».

Guarderete il Festival quest’anno e tiferete per qualcuno in particolare?

«Non credo che avremo tempo, come sempre siamo in tour e intenti a lavorare al nostro prossimo disco. Secondo me i musicisti non dovrebbero guardare Sanremo, ma solo suonarci, lo spettacolo è per il pubblico».

Quest’anno Carlo Conti ha scelto Virginia Raffaele e Madalina Ghenea come vallette, più il valletto Gabriel Garko. Se foste lì da chi vorreste essere presentati sul palco?

«Virginia Raffaele, che è una eccellente e bellissima donna di spettacolo, con cui scapperei volentieri alle Bahamas e passerei il resto dei miei giorni».

Ultimamente la politica è un tema che ricorre spesso nella vostra attività: dai dissidi con Gasparri alla presa di posizione contro il Family Day. 

«La politica non è il tema principale delle nostre canzoni, abbiamo un paio di brani inerenti ad argomenti sociopolitici, ma per il resto la nostra musica esprime il modo che abbiamo di rapportarci col mondo».

Ha ancora senso incazzarsi per certe cose legate alla politica? 

«Incazzarsi ha senso, quando dall’altra parte c’è indifferenza e arroganza. Purtroppo con certi tipi umani il dialogo lascia il tempo che trova. Alcune persone ti ascoltano solo se abbai più forte. Di solito, invece, basta solamente conoscere i propri diritti e non dare nulla per scontato, vigilando su chi ci deve amministrare senza scontargli nulla».

Che idea vi siete fatti della politica nel nostro Paese e di Renzi in particolare?

«Il governo Renzi sta facendo il suo lavoro, con qualche passo falso, ma non gli si può imputare ogni male del Paese, certo. Come ho scritto prima, non è importante chi sia il presidente del consiglio, quanto la nostra informazione attiva e la nostra presenza costante nell’amministrazione della cosa pubblica. Le magagne escono fuori dalla disattenzione e dalla superficialità dei cittadini».

State lavorando al nuovo disco. Vi siete dati una scadenza per l’uscita e cosa conterrà? 

«Non abbiamo scadenze, c’è già un bel po’ di materiale, ma stiamo facendo le cose con calma, perché vogliamo creare il nostro “capolavoro”. I precedenti dischi erano una sorta di compilation con brani scritti in un arco temporale di dieci anni, un’accozzaglia di canzoni nate in momenti molto diversi cronologicamente ed esistenzialmente. Ora invece il disco sarà più omogeneo sia nella composizione, che negli arrangiamenti e nella produzione».

Ma alla fine, Gasparri vi è simpatico o no?

«Gasparri fa il suo lavoro di “attore politico”, nel senso che è proprio un attore che recita, come tutta la classe politica. Le leggi non le fanno i politici, ma i tecnici, i collaboratori, i portaborse, i giuristi e gli economisti che stanno dietro ai partiti, mentre i deputati e i senatori sono solo dei chiacchieroni, che spesso neanche leggono le leggi che approvano. Una volta capito che il “trucchetto” dell’onorevole Gasparri per avere visibilità è creare polemica in maniera aggressiva come fa Sgarbi, o anche Salvini, lo si guarda con più accondiscendenza, come farebbe un adulto che si rapporta con l’inoffensiva rabbia di un bambino. Il Gasparri divulgatore di idee invece è molto più dannoso, perché veicola, come nel caso del Family Day, pensieri medioevali, scientificamente falsi, anacronistici e fomentatori di odio tra i cittadini, nonché ostacola l’emancipazione del popolo a favore dell’ignoranza e della confusione. Ma non lo fa con cattiviera, lui crede proprio in quello che dice».

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