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LUCA J «Artisticamente parlando prendo molta più ispirazione dalle persone che dagli ambienti»

Ha le idee chiare, Luca J. E “Autopsia“, il disco pubblicato di recente per Honiro Label, ben fotografa intenzioni, ambizioni e personalità del rapper romano. Per accompagnare l’uscita dell’album, Luca J ha scelto di rilasciare anche il videoclip del brano “こんにちは (Konnichiwa)”, video realizzato da Danilo Greco per Honiro Factory.

Nel nuovo estratto, dici che “la vita non è come pensi, da dopo che ne hai fatti 20”. E’ una fregatura diventare adulti?

«Vorrei dirvi di no, ma in realtà non me la sento, diciamo che non è proprio una fregatura ma da quando si è bambini a quando si diventa “adulti” cambiano tante cose. Mi sono ritrovato a vivere da solo, a dover pensare a me a 360 gradi senza nessun supporto esterno ma questa non è una fregatura, è una responsabilità. La sola ed unica fregatura può essere ciò che diventiamo, ma noi siamo solo il risultato delle nostre scelte quindi adulti o bambini non cambia, bisogna sempre dare il massimo nella vita».

Due anni fa citavi Cesare Cremonini fra i tuoi punti di riferimento (“…è geniale”). Resta sempre un tuo riferimento? Se ne sono aggiunti altri? 

«Cesare Cremonini per me resta un grande musicista a livello italiano; tra tutti nel suo genere è ancora l’unico che sento possa arrivarmi o trasmettermi qualcosa. Purtroppo o per fortuna non se ne sono aggiunti altri e soprattutto in ambito rap io mi sento un estraneo. Faccio questa musica per vocazione ma è come se non lo avessi scelto, è lei che ha scelto me. Per auto-citarmi posso dire: “…non ho mai scritto una canzone ma quello che ho dentro pure se non voglio va sul foglio in un momento” e credo non ci sia bisogno di aggiungere altro».

Il tuo disco viene descritto come “avulso da ogni trend musicale”.

«Ricollegandomi alla domanda precedente, penso sia proprio per questo motivo che il mio disco (acquistabile in copia fisica su honiro.bigcartel.com e in digital su iTunes: https://goo.gl/qGJJSG e Play Store: https://goo.gl/JVwYg5) è avulso da ogni trend musicale. Non avendo riferimenti a cui ispirarmi metto solo nero su bianco ciò che mi consiglia la mia testa».

Oggi in ambito hip hop cosa va di moda, cosa ti piace e cosa non ti piace?

«Cosa va di moda nel rap? Direi la trap, a me non dispiace sinceramente ma la devo prendere in piccole quantità perché la trovo anche molto ripetitiva. Non mi sento come uno di quelli che difendono ciò che c’era prima per non accettare le evoluzioni, io sono il primo ad interessarmi a tutto ciò che è nuovo o per meglio dire che sembra tale, almeno da noi. Ultimamente vi confesso che mi sta piacendo molto la roba nuova di Mac Miller perché unisce delle sonorità trap macchiandole con del jazz e lo trovo un connubio perfetto».

Fare rap a Roma cosa significa? E’ una città che dà particolari stimoli a un artista?

«Sinceramente non credo che il senso di ciò che faccio sia legato alla città che mi circonda, sicuramente Roma è una grande fonte di ispirazione perché è diventata una città molto variegata, basta girare un angolo che si incontrano varie realtà che convivono vicine pur se molto differenti tra loro, ma nonostante ciò, io artisticamente parlando prendo molta più ispirazione dalle persone che dagli ambienti».

Oggi, in Italia, chi è il king del rap?

Sorride: «Non me ne frega un cazzo».

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