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LUCARIELLO «Mi stanno sul cazzo i puristi dell’hip hop»

Il Vangelo secondo Lucariello” è il terzo album da solista del rapper campano e raccoglie 18 brani dalle sonorità trap e hip hop tra i quali la sigla ufficiale di “Gomorra (La Serie)”, cioè “Nuje vulimme ‘na speranza” ed altri brani inclusi nella soundtrack della terza stagione. Con Lucariello abbiamo voluto parlare di Napoli e di tutto ciò che gravita attorno alla città negli ultimi anni, compreso il mistero Liberato.

La seconda traccia del tuo nuovo disco si intitola: “Il cielo su Napoli”. Negli anni è cambiato il tuo rapporto con Napoli?

lucariello vangelo«E’ un rapporto vivo che cambia ogni giorno, il cielo di Napoli ha qualcosa di suo, di irripetibile e chi passa sotto quel cielo in qualche modo rimane stregato per tutta la vita».

Nel disco ti confronti apertamente con la trap. Un genere che ha fatto storcere il naso a tantissimi artisti che come te si sono formati negli Anni Novanta. Cosa ti ha spinto verso questa scelta? 

«Io non capisco quelli che storcono il naso sulla trap: usiamo 808 e Autotune dalla seconda metà degli Anni Novanta. L’attitudine grunge di alcuni artisti, anzi, mi avvicina proprio a quegli anni. Mi stanno sul cazzo i puristi dell’hip hop. La nostra musica è in continua evoluzione. Gli Almamegretta mi hanno insegnato a lavorare a 60 bpm e che il Mediterraneo ha un suono comune. Quando ascolto le melodie magrebine dei PNL mi sento a casa, sono le stesse della scala napoletana. Ascolto molto più la trap francese che quella americana. Fossilizzarsi su un modello è da coglioni, nei ‘90 c’erano quelli per cui le produzioni di Dr. Dre erano troppo commerciali. C’è sempre chi è conservatore e ha paura del nuovo. Quello che conta sono la musica e le emozioni».

La copertina del tuo disco riporta una foto di Banksy, che a quanto pare è Robert Del Naja dei Massive Attack. Proviamo a svelare anche l’altro mistero degli ultimi tempi: tu sai chi è Liberato?

«Non so chi sia e non lo voglio sapere, la magia è quella. Mi dispiacerebbe se come al solito dietro ci fossero i soliti personaggi milanesi. Per troppi anni abbiamo subìto razzismo da parte dei media e delle discografiche che storcono il naso quando sentono la lingua napoletana. Dopo “Gomorra” le cose sono un po’ cambiate e adesso con Liberato da un giorno all’altro hanno scoperto che il napoletano “è figo”. Siamo noi i veri negri in italia, quelli che tutti gli stadi vogliono lavarci con il fuoco. Il mio album è tutto in napoletano e credo che qui ci sia gente che ha molto da dire, la rete ci sta liberando dal filtro dei media tradizionali».

Mi dici la tua su “Gomorra” e sulle strumentalizzazioni che ogni tanto gravitano attorno alla serie? Parlo di chi l’accusa di essere diseducativa e un pessimo biglietto da visita per la città.

«Tutte cazzate. E’ un prodotto di altissima qualità distribuito in centinaia di Paesi alla faccia delle fiction di serie b prodotte in Italia. Faccio da anni laboratori nelle carceri minorili. Se a 16 anni inizi a sparare con un kalashnikov non può essere colpa di una fiction ma di anni di abbandono dell’infanzia. “Nuje vulimme ‘na speranza” è il pezzo rap italiano più ascoltato nel mondo. Basta leggere i commenti sotto al video».

Da mezzo di nicchia a megafono di una generazione. Il rap in Italia ha preso campo sino a diventare ormai fenomeno di massa. Pensi che come genere abbia ancora tanto da dire? 

«Il rap, e in generale il suono urban in tutto il mondo, è da anni la realtà dominante. Qui vogliono ancora farci sentire i cadaveri. Il futuro non posso prevederlo forse finiremo tutti a sentire classica contemporanea».

Chi sono gli artisti che ti piacciono in Italia?

«Mi emoziona tanto ascoltare mio fratello Ezio Bosso».

Ci sono più possibilità che Ciro Di Marzio in realtà non sia davvero morto o che il Napoli quest’anno vinca lo scudetto?

«Ciro chissà, mi ero affezionato a questa sua nuova “umanità”, lo scopriremo nella quarta serie. Per il Napoli posso solo dirti che in questi mesi ha espresso un gioco meraviglioso che aldilà dei risultati è un piacere guardare. Sono leggermente scaramantico e quella parola che hai menzionato preferisco non commentarla».

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