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MASSIMO VOLUME Club Privè

massimo volume club prive

Il disco più… pop dei Massimo Volume ma anche il disco che in qualche modo ha portato più problemi alla band perché di lì a poco seguì un lunghissimo stop. Insomma, “Club Privè” ha un’aura matrigna, ma questo nulla toglie al suo fascino, che resta intatto anche a distanza di quasi quattro lustri. E i motivi sono molteplici: a partire dalla scrittura matura di Emidio Clementi, per finire alle melodie “piene” di molte canzoni, passando per l’ottimo lavoro in cabina di regia di Manuel Agnelli, produttore dell’album. Aggiungiamo – fra gli elementi positivi – anche le presenze discrete qua e là di Cristina Donà e Steve Piccolo.

Se i primi lavori risentivano delle influenze adolescenziali della band (la scena sonica di New York e il punk londinese), “Club Privè” ha rappresentato invece il tentativo (riuscito) di amalgamare le fascinazioni degli inizi con la tradizione cantautorale italiana. Nel disco Clementi canta persino, non recita soltanto, e lo fa benissimo quando è chiamato in causa. Insomma, un lavoro a cinque stelle, da recuperare e ancora oggi attualissimo. Di certo non da… Club Privè.

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