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‘O ZULÙ «La mia musica viene concepita in tour e poi realizzata in studio per essere riportata in giro»

Luca Persico, in arte ‘O Zulù, frontman dei 99 Posse, è in tour con “Quant’ ne vuo’ – 99 minuti live”. Il set dal vivo dello storico artista napoletano è arrivato il 20 marzo anche nella metropoli multietnica per antonomasia, Londra. Nei prossimi giorni ancora date: il 7 aprile allo spazio Kaos di Lumezzane, il 20 aprile ai Magazzini Fermi di Aversa e a Napoli al Mezzocannone il 19 maggio. Abbiamo chiesto a Luca di parlarci di musica, politica e Napoli. Gli abbiamo chiesto anche di Liberato, ma la domanda l’abbiamo pagata a caro prezzo…

Dopo tanti anni di musica e palchi, il live cosa rappresenta oggi per te? 

«Il live è il punto. L’inizio e la fine. La mia musica, da sempre, viene concepita in tour e poi realizzata in studio per essere riportata in giro, un flow che nasce dal floor e che quindi nel floor trova la sua naturale collocazione».

Il tour toccherà anche Napoli. E’ sempre un live particolare?

«Suonare in casa, dove tutto è cominciato, è sempre una grande emozione che nel mio caso non è mai stemperata nemmeno dall’altissimo numero di esibizioni che sono solito fare nella e per la mia città. La cosa più bella è tornare nei soliti posti, o scoprirne di nuovi e nuovissimi, e trovare nei piccoli e grandi cambiamenti che sono avvenuti, anche una traccia del mio passaggio… Cresciamo insieme».

I nuovi linguaggi (serie tv, soprattutto) hanno portato Napoli all’attenzione di un pubblico internazionale. Mi dici la tua su “Gomorra”, la serie tv? E’ un prodotto utile o inutile?

«Se parliamo del prodotto è senza dubbio molto utile. Sviluppa, o meglio, da un forte contributo allo sviluppo di “operatori del settore”, a tutti i livelli, dal più basso al più ambito, e li stimola a confrontarsi con un pubblico internazionale. Io conosco personalmente, e faccio i miei più sinceri complimenti ad ognuno di loro per il contributo dato, molti rappers e producers coinvolti a vario titolo nelle varie stagioni, poi attori, truccatori, cameraman e registi, soggettisti, produttori e scenografi, insomma, il prodotto funziona».

C’è un “ma”?

«La pretesa di raccontare Napoli con questo prodotto, mi sembra un po’ eccessiva, come d’altra parte sarebbe eccessivo pensare di descrivere tutti gli italo-americani coi “Soprano”, ed esattamente come coi “Soprano” trovo pure un po’ eccessivo definirli prodotti di “denuncia”, eccezion fatta per la maggior parte dei pezzi della colonna sonora a onor del vero, ma forse sono io che nella vecchiaia mi sto facendo vecchio e non capisco “the new denuncia”».

Vorrei chiederti anche qualcosa su Liberato. Il suo progetto ti piace?

Sorride. «A causa di questa domanda non ti risponderò nemmeno alla prossima».

Provo allora con la politica, un tema a te caro. La militanza politica rappresenta ancora un valore spendibile per agire a sostegno degli ultimi?

«Non so se sia un valore spendibile per agire a sostegno, immagino di sì, ma io ci sono dentro agli ultimi, ne faccio parte, e so che è una delle poche strade che ancora “spuntano”, quella della comunità resistente, della solidarietà attiva. Un altro mondo lo stiamo costruendo, questo è impossibile (liberamente tratto da CarmelaBi-Aforismi)».

L’esperienza dei 99 Posse come si evolverà a breve e in futuro?

«Ti credevi che mi ero dimenticato della domanda precedente? Domandalo a Liberato… Ahahahahahahahah».

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