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SARAH DIETRICH «Ho iniziato a cantare ascoltando i vecchi vinili di Mina. Poi è arrivato De Andrè...»

Una storia mia” segna l’esordio di Sarah Dietrich, che in passato si è fatta notare con Giampaolo Felici nel progetto Ardecore. Il suo disco è un viaggio di otto canzoni alla riscoperta della propria identità. «Un album onesto, in cui mi metto completamente a nudo».

Il primo disco che sapore ha per un’artista che di gavetta ne ha già fatta tanta?

«Questo disco nasce dall’esigenza di raccontare chi sono io. Circa 3 anni fa ho deciso che avrei iniziato un percorso solista, avevo alcuni brani ma volevo trovare qualcuno che fosse completamente esterno e che mi aiutasse nella produzione artistica. Così ho riflettuto molto e per diversi motivi ho scelto di contattare Davide Combusti (The Niro) e Michele Braga. Con loro si è creato un bellissimo rapporto umano, oltre che lavorativo, che ha portato alla realizzazione di “Una storia mia”, un album onesto, in cui mi metto completamente a nudo».

L’album sembra più un insieme di brani, è come se ti fossi lasciata aperta diverse strade per il futuro. 

«L’album in effetti racchiude 8 diverse storie con 8 differenti “vestiti”. Abbiamo scritto quello che volevo raccontare, senza filtri né troppi calcoli. C’è un fil rouge invisibile che lega tutti i brani ed è la consapevolezza di sé e l’accettazione di voler vivere quel preciso sentimento fino in fondo. Che sia l’inizio di un amore, un dialogo mistico o la fine tragica di un rapporto. Il punto di vista è ovviamente sempre femminile. E’ un disco che punta dritto al cuore di chi lo ascolta».

Un paio di anni fa hai provato a entrare al Festival di Sanremo. E’ un palco che sogni fin da bambina?

«Nella storia della mia vita il Festival di Sanremo ha scandito momenti, soprattutto nella mia infanzia, che rimangono indelebili. Rimane uno dei palchi da me più sognato. Nel settembre 2015 stavamo lavorando a “Una storia mia” e uscì fuori “Implacabile”, un brano che racconta perfettamente quello che significa non perdere mai di vista il proprio sogno, continuare a perseguire quello che si vuole. Senza mai sgomitare, tenere chiaro davanti a sé il proprio obiettivo. La canzone mi sembrava che fosse buona per Sanremo e così abbiamo tentato. Ho superato la prima selezione, arrivando tra i 60 semifinalisti».

Hai visto l’ultima edizione? Ti è piaciuta?

«Ovviamente ho visto l’ultima edizione. Come ogni anno ci sono cose che sono più vicine alla mia sensibilità, altre meno. Ma questo è il bello, no?!».

Della tua esperienza a “X-Factor 10” cosa ti è rimasto? Che ricordi conservi?

«A “X-Factor” ho partecipato in seguito a un sogno che avevo fatto. E’ stata una cosa decisa all’ultimo momento e con un po’ di incoscienza. Mi piaceva l’idea di mettermi alla prova in un ambito diverso da quello che avevo sempre conosciuto. La televisione ha tempi, ritmi, obiettivi differenti. Il ricordo più “forte” è stato il primo casting con i giudici. Aspetti molte ore prima, per poi salire sul palco del Forum di Assago e giocarti tutto in 3 minuti. Ricordo il calore del pubblico e l’emozione forte che vibrava sul palco. E’ stata una bella esperienza, durata il giusto».

Detto che voce e presenza li hai, cos’altro serve per raggiungere la popolarità? E’ soprattutto una questione di fortuna? O magari conta principalmente la tenacia?

«Io credo che la tenacia sia fondamentale. Ricorrere a trucchi o espedienti per vendersi – se non si ha realmente qualcosa da dire – credo sia abbastanza inutile. Fare musica in questo Paese e in questo periodo storico è molto difficile. Ci vuole tanta motivazione, grande dedizione e soprattutto onestà».

Quali sono i tuoi modelli musicali in ambito italiano?

«Ho iniziato a cantare ascoltando i vecchi vinili di Mina che aveva mio padre. Con lei è nato il mio grande amore per il canto. Provavo e riprovavo le canzoni, all’infinito. Poi è arrivato Fabrizio De Andrè e mi sono completamente innamorata della sua scrittura, del suo modo poetico di raccontare le cose. Della sua voce grave. Loro due sono sicuramente i miei capisaldi nel panorama della musica italiana».

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