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UMBERTO MARIA GIARDINI «Nel "Futuro Proximo" vorrei ci fosse meno ipocrisia e più onestà intellettuale»

Esce oggi su La Tempesta Dischi, “Futuro Proximo“, il nuovo album di Umberto Maria Giardini. Per la recensione andate in fondo alla pagina, se invece siete stufi di frasi fatte sui concetti più comuni legati al mondo della musica e soprattutto siete stanchi dei Talent e di tanta ipocrisia che circola in giro, siete nel posto giusto. Le nostre domande a Umberto (e soprattutto le sue risposte) non contengono retorica o parole accomodanti. Alcuni concetti sono espressi con tale forza da fare persino rumore.

Il nuovo, è un disco veramente pieno di frasi da annotare. So che non è mai facile per un artista parlare dei propri testi, però ci sono due frasi che mi hanno colpito. In “Avanguardia” canti che “…avanguardia è dirti che per me il male è la gente, però la gente sono anche io e allora viva il male”, mentre in “Mea culpa” dici che “…girati su di un fianco, facciamo fare tutto a tutti​”. Sono immagini molto forti, mi piacerebbe avere un tuo commento?

«Ciò che un paroliere scrive, o chi applica alla musica la scrittura, fa spesso parte di un immaginario alcune volte unicamente ispirato dal momento e dalle note su cui si lavora appunto con il testo. Non sempre si possono commentare frasi scritte e dare loro necessariamente un significato coerente. In “Avanguardia” dico che per me il male è la gente, ed è esattamente quello che penso. L’opinione pubblica in un Paese come l’Italia in cui tutti sono abituati a dire la loro spesso litigando, non ha mai creato nella mia testa gentili pensieri. Il nostro Paese ha perso quasi definitivamente quegli intellettuali che fino agli Anni ’70 suggerivano la retta via o se non altro indicavano ciò che poteva essere giusto o sbagliato nella società moderna durante la sua tribolata trasformazione. Oggi tutti possono dire tutto e fare tutto (giustamente) ma è pur vero che in questa maniera anneghiamo in un calderone in cui volgarità e sciocchezze si mischiano, dando origine ad una bomba tossica letale, sia alla società stessa che alle nuove generazioni, che ascoltano, guardano e ripetono. E’ questa fondamentalmente la causa per la quale oggi tutto fa schifo. In “Mea culpa” rivendico questo».

In un recente post su Facebook hai scritto che “La felicità è anche fatta di piccole cose…”. Di cos’altro è fatta la felicità e come si raggiunge secondo te?

«La felicità è una sensazione che possiede mille faccie. La felicità si ottiene non pensando alla felicità. Negli ultimi anni mi sto definitivamente allontanando da tutto ciò che è futile, la felicità è nei valori, nell’onestà e nella ricerca di gesti nobili».

Si avvicina Sanremo. E’ meglio o peggio dei Talent?

«Non ne ho assolutamente idea. Penso che il male e lo schifo generato dai Talent show sia inarrivabile. Soprattutto il giro di denaro che alimenta tali organizzazioni, con genitori imbambolati alla ricerca di una considerazione per i propri figli e i pagliacci dei giudici che si sputtanano per riempirsi le tasche e per la notorietà che viene acquisita nel post stagione televisiva. Uno schifo che puzza di modernità. Tutto facile, tutto bello. Tutto brutto, tutto difficile. Esattamente quello che amano le persone di cultura media. Il trionfo della mediocrità».

La copertina del disco ha subito diverse modifiche. Perché? E alla fine in base a cosa hai scelto la versione definitiva?

UMBERTO MARIA GIARDINI futuro proximo«La copertina non ha subito nessuna modifica. Siamo solamente andati lunghi con ciò che doveva essere consegnato alla stampa. La copertina e il lavoro grafico purtroppo per una serie di circostanze è stato sempre rinviato, e ha visto il suo compimento in ritardo. Tutto qua. La versione definitiva l’ho scelta perché mi è piaciuta. Volevo un’immagine contro moda, talmente minimale che spiazzasse tutti. Ho impiegato 4 minuti per farla».

Tu che in linea teorica ne hai la possibilità, parli mai con Moltheni? Oppure è sparito anche dai tuoi radar? E se ci parli, che dice? Ha nostalgia per gli Anni Novanta?

«Ho nostalgia degli Anni ’90 sì. Stop».

In alcuni post su Facebook citi spesso (in maniera negativa) lo smartphone. Ti infastidisce l’uso che se ne fa? Ti infastidisce la tecnologia?

«No, amo la tecnologia, amo le sue applicazioni e amo il lato positivo in cui alleggerisce e velocizza le cose. Mi fanno solamente ridere coloro che considerano lo smartphone come un prolungamento della loro mano e della loro vita sociale. Mi diverte vedere ovunque i ragazzini assuefatti e incapaci anche di farsi a casa un caffè. E’ esattamente il mondo che nessuno voleva e che invece ora avremo senza soluzione. Se Pasolini fosse ancora vivo cagherebbe in faccia a tutti».

Nel “Futuro Proximo” cosa vorresti ci fosse di meno e di più?

«Vorrei ci fosse sempre più tempo per stare assieme con gli altri, più tempo per ridere e per fermarsi. Lontani dalla frenesia del lavoro e dalle aspettative oramai sempre deluse legate al successo. Vorrei ci fosse meno ipocrisia e più onestà intellettuale, in cui vengano davvero riconosciute le cose belle, autentiche e scoperti gli altarini mediatici che manipolano le menti dei tonti e delle persone meno capaci».

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