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ANGELINA MANGO «Le paure non mi fermano. Se le avessi assecondate, non avrei fatto l’80% di ciò che ho fatto»

Angelina Mango si racconta a Vanity Fair come non ha mai fatto prima. Racconta le paure a cui sta lavorando, i successi di quest’anno, la scomparsa del padre, l’amore, l’ansia, il rapporto con il suo corpo, e la sua generazione.

Classe 2001, famiglia di musicisti: il papà era Pino Mango, la mamma è Laura Valente, voce storica dei Matia Bazar, il fratello Filippo è batterista.

angelina mango

Reazione di pancia quando le hanno detto: andiamo a Sanremo?

«Non ce la farò mai».

Se riguarda oggi la serata delle cover all’Ariston, che emozioni le suscita?

«Non ero più Angelina Mango, non ero più la figlia di Pino. Ero “La rondine”, ero la sua canzone, ero una voce. Se non l’avessi fatto, l’avrei rimpianto».

Le capita di chiedersi se a suo padre piacerebbe “Poké melodrama”?

«Non voglio chiedermelo, sarebbe un lampo fine a sé stesso e forse nocivo. La mia musica è distante dalla sua, dai suoi gusti, è indubbio. Tengo lontano anche l’affanno di essere all’altezza di ciò che mi ha trasmesso. Semplicemente tento di onorare il talento e coltivare la naturalezza che avverto sul palco. In quello spazio mi sento capita come quando parlo con i miei amici e al contempo avverto la stessa energia e tensione del primo bacio».

Una lei l’ha mai baciata?

«Sì. È il bello della mia generazione: è libera, aperta, elastica. Affronta ogni argomento senza vergogna: i traumi, i disagi, l’amore, i sentimenti… E poi, scende in piazza, preferisce uscire invece che frequentarsi online, va ai concerti piuttosto che chiudersi in un mondo virtuale».

“Questi giovani sono bravi: io so fare quello che fanno loro, ma loro non sanno fare quello che faccio io. Prendi Annalisa: è una bravissima cantante, ma è stata costretta dal mercato a diventare altro da sé stessa. Così Angelina Mango”. Sono parole recenti di Antonello Venditti.

«Ognuno ha un’opinione. Ieri il tatuatore che ha realizzato questo (mostra sulla caviglia destra un corpo stilizzato che ricorda un manichino, ndr) ha detto che le mie canzoni non gli piacciono. È chiaro che lui non finisce sui giornali, Venditti sì. Però apprezzo sempre la sincerità. E poi giustifico Antonello con il fatto che apparteniamo a generazioni diverse, anche se ogni volta che ho il cuore spezzato ascolto la sua “Alta marea”».

Che rapporto ha con il suo aspetto fisico?

«Vorrei cambiare il mio modo di vederlo. Questo mestiere mi porta ad avere un contatto continuo con la mia immagine. Esco con un’amica o a fare la spesa, e il giorno dopo sono su TikTok. Non sono una campionessa di autostima, per cui è difficile. Però ho l’intelligenza per affrontare i limiti che mi pongo da sola. Non sono una giovane donna risolta, non so se mai lo sarò, però ci sto lavorando con il supporto di più persone possibili».

Qual è la sua paura più grande?

«Perdere chi amo. Ma ne ho tante: il buio, gli insetti, gli aerei, i fantasmi, gli squali che temo siano pure in piscina. Sono matta? Eppure, le paure non mi fermano. Se le avessi assecondate, non avrei fatto l’80 per cento di ciò che ho fatto. E per questo devo ringraziare soltanto me stessa».

L’intervista completa è disponibile sul numero di Vanity Fair in edicola dal 17 luglio e sul sito vanityfair.it

Giornalista: Chiara Oltolini
Fotografo: Ursu
Servizio: Nick Cerioni
Fashion Credits: Cover Look: Abito in tulle, Act N°1; Orecchini e bracciale Tiffany & Co.

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