COMPANION Drew Hancock
Mentre guardavamo scorrere i titoli di coda di “Companion“, ci siamo immaginati Alex Garland sorridere mefistofelico e Spike Jonze fare lo stesso: il primo con “Ex Machina” del 2014 aveva già trattato il tema dei robot al servizio degli uomini, e “Her” di Spike Jonze metteva in guardia lo spettatore del 2013 sull’intelligenza artificiale legata ai sentimenti. Altri film rispetto a questa pellicola all’acqua di rose che non ha profondità nella sceneggiatura e che ha un cast da mani nei capelli: forse merita la sufficienza solo Sophie Thatcher, il resto è un disastro, a partire da Jack Quaid, classico “figlio di…” che sul grande schermo al momento fatica tanto.
La trama. Un fine settimana tra amici in una casa remota si trasforma nel caos dopo un tragico evento.
Il film parte benino, poi la narrazione deraglia nella classica lotta fra “buoni & cattivi”. Aggiungete un po’ di sangue qua e là, scenette ridicole che dovrebbero far ridere o sorridere, e qualche guizzo tecnologico inventato di sana piana, e voilà, il minestrone è fatto. Il finale? Indovinate un po’ come andrà a finire…