ILLO.TRIO illo.trio

Listening to illo.trio’s self-titled album is like entering a suspended space, where jazz is the starting point but not the limit. This Moscow-based ensemble, with its classic lineup of piano, double bass, and drums, transforms tradition into a canvas on which to weave threads of classical, pop, ambient, drone, and post-rock influences. The result is a language that refuses to be easily categorized, inviting the listener on an inner journey where music becomes compass, medium, and destination.

Magic in music comes from the ability to open invisible gateways and carry the listener far from everyday life. This album succeeds in that task with rare sensitivity. “Finwhale” acts as the threshold: a piece with cinematic tones, punctuated by rock echoes and movements that seem to evoke images of hidden worlds. Then comes “Entropy”, which eases the tension into contemplation: here Western soundscapes dissolve into Eastern suggestions, and fragility becomes a form of healing, an antidote to the relentless pace of modern life. In its second half, the shift toward electronics brushes against house territories, with a subtle echo of Moby, adding depth and breath.

The emotional tension reaches a new height with “June, 23”: a crescendo that accumulates energy until it bursts into a sonic epiphany, as if the music suddenly revealed what had remained in shadow. It is a moment of revelation and catharsis, giving the entire album an almost narrative dimension.

“Nothing” introduces a vertical breath, an epic sweep that nevertheless holds a quiet sweetness at its core, like a light passing through the sound without ever dazzling.

To reduce this work to a simple jazz album would miss its essence. Each track becomes a soundtrack for moods and fragments of life: the memory of a journey, a meditation session, or a search for meaning not yet found. With sensitivity and coherence, illo.trio constructs a path in which the listener is never merely a spectator, but part of an experience that invites feeling – not just with the ears, but with the whole inner self.

OFFICIAL WEBSITE: https://illotrio.com/

illo.trio is a Moscow ensemble with a classic jazz lineup of keyboards, double bass, and drums, but they play non-jazz music. Some might classify it as “European” or “Scandinavian jazz”, while others might use the intriguing terms “power jazz” or “third wave”, and still others might use the term “contemporary post-jazz”. «The gloomy skies of Northern Europe. A perfect example of European jazz», said Moscow bassist Anton Gorbunov about the band’s sound at a music competition. In their work, the band mixes elements of academic and pop music, jazz, electronics, and minimalism, as well as neoclassical and even post-rock influences. They reinterpret and give new meanings to familiar musical formulas.

Ascoltare l’omonimo album di illo.trio significa entrare in uno spazio sospeso, dove il jazz è punto di partenza ma non confine. Questo ensemble moscovita, con la sua formazione classica – pianoforte, contrabbasso e batteria – trasforma la tradizione in una tela sulla quale intrecciare trame di musica colta, pop, ambient, drone e richiami post-rock. Il risultato è un linguaggio che non si accontenta di essere catalogato, ma invita chi ascolta a un viaggio interiore, in cui la musica diventa bussola, mezzo e destinazione.

La magia, in musica, nasce dalla capacità di aprire varchi invisibili e trasportare lontano dalla quotidianità. Questo disco riesce nell’impresa, e lo fa con una sensibilità rara. “Finwhale” è la soglia d’ingresso: un brano dai toni cinematografici, punteggiato da echi rock e movimenti che sembrano evocare immagini di mondi sommersi. Poi arriva “Entropy”, che stempera la tensione in contemplazione: qui l’Occidente sonoro si dissolve in suggestioni orientali, e la fragilità si trasforma in cura, diventando antidoto alla corsa incessante che segna la vita moderna. Nella seconda parte, l’apertura verso l’elettronica lambisce la dimensione house, con un vago retrogusto alla Moby, aggiungendo profondità e respiro.

La tensione emotiva raggiunge un nuovo livello con “June, 23”: un crescendo che accumula energia fino a esplodere in un’epifania sonora, come se la musica svelasse improvvisamente ciò che era rimasto in ombra. È un momento di rivelazione, di catarsi, che dona all’intero album una dimensione quasi narrativa.

“Nothing” aggiunge un respiro verticale, un incedere epico che però custodisce al centro una dolcezza inattesa, come una luce che attraversa il suono senza mai abbagliare.

Ridurre questo lavoro a un semplice disco jazz sarebbe non coglierne la natura. Qui ogni traccia diventa colonna sonora di stati d’animo, di frammenti di vita: la memoria di un viaggio, una sessione di meditazione, una ricerca di senso ancora incompiuta. Con sensibilità e coerenza, illo.trio costruisce un percorso in cui l’ascoltatore non è mai spettatore, ma parte di un’esperienza che invita a sentire – non solo con le orecchie, ma con tutta la propria interiorità.

SITO UFFICIALE: https://illotrio.com/

illo.trio è un ensemble moscovita con una formazione classica da jazz composta da tastiere, contrabbasso e batteria, ma suonano musica che non è jazz. Alcuni potrebbero classificarli come “jazz europeo” o “jazz scandinavo”, mentre altri usano i termini intriganti “power jazz” o “third wave”, e altri ancora parlano di “contemporary post-jazz”. «I cieli cupi del Nord Europa. Un perfetto esempio di jazz europeo», ha detto il contrabbassista moscovita Anton Gorbunov parlando del suono della band durante un concorso musicale. Nel loro lavoro, il gruppo mescola elementi di musica colta e pop, jazz, elettronica e minimalismo, così come influenze neoclassiche e persino post-rock. Reinterpretano formule musicali familiari e ne danno nuovi significati.

Contenuto realizzato in collaborazione con l’artista/etichetta
Content created in collaboration with the artist/label