INFINITY POOL – PISCINA INFINITA Brandon Cronenberg

“Piscina infinita” parte con passo deciso: l’ambientazione – un resort da sogno su un’isola immaginaria – è sfruttata con occhio visivo attento, tra inquadrature studiate, luci taglienti e una fotografia che stordisce (bel lavoro di Karim Hussain).
La prima parte brilla di intuizioni: i temi dell’edonismo, della ricchezza che compra l’impunità e della clonazione suggeriscono riflessioni interessanti, sorrette da una sceneggiatura che, all’inizio, tiene alta la tensione. Poi, però, la pellicola si disunisce. Quel primo slancio visionario si perde in un secondo atto che vira verso un’estetica psichedelica troppo forzata: le sequenze oniriche accendono, ma non aggiungono profondità. Lo spettatore perde il filo emotivo mentre Brandon Cronenberg sembra preferire “effetti speciali dell’anima” piuttosto che una trama che si sostiene.
Il cast, pur valido, non è impeccabile. Alexander Skarsgård è adeguato, ma rimane controllato più che coinvolgente; la sua presenza manca di quella magnetica adesione all’angoscia che avrebbe richiesto la sceneggiatura. Mia Goth, invece, dà tutto nei panni della misteriosa Gabi: intensa, disturbante, darkissima. Ma a volte la sua dark lady scivola verso la caricatura, con una fisicità sfruttata più per shock che per sostanza — a tratti sembra stare lì per l’effetto hot, non per la profondità.
La colonna sonora, firmata da Tim Hecker, è uno dei punti forti: il suo sound disturbante e sperimentale accompagna elegantemente il disfacimento psicologico del protagonista, con suoni sintetici ambigui e un’estetica musicale che oscilla tra vintage inquietante e distopia futuribile.
In sintesi: “Piscina infinita” poteva essere un brillante incrocio tra fantascienza esistenziale e body horror riflessivo. Invece, nel secondo tempo, inciampa nella propria ambizione e il risultato è una visione che sbanda, si trascina e finisce in un finale che non colpisce, lasciando la frustrazione di un’occasione mancata. C’è talento visivo e spunti tematici interessanti, ma manca la coerenza narrativa e una tensione emotiva costante fino alla fine.





























