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INTERPOL El Pintor

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Una delle band più sottovalutate oppure una band che con poco (forse un paio di singoli) è riuscita a costruirsi una carriera? Se cercate sul web alla voce “Interpol” troverete detrattori e fans in parti uguali. Troverete sostenitori di una tesi piuttosto che dell’altra in numero ampio e soprattutto li troverete cazzuti, perché la band di Paul Banks è l’antitesi della mamma: divide e raramente unisce.

Detto ciò vediamo di parlare di questo “El Pintor” (Matador), che in spagnolo sta per “Il Pittore”, mentre giocando con le lettere esce fuori l’anagramma di “Interpol”. Un disco ricco di suoni non originalissimi ma ottimamente assemblati, complice il valido lavoro di mix firmato da Alan Moulder (già al lavoro con Trent Reznor su alcuni progetti dei Nine Inch Nails) e di James Brown in cabina di regia. Come nei dischi precedenti, anche in questo “El Pintor” escono fuori tutte le influenze raccolte negli anni dagli Interpol, che provano a non farsi imbrigliare in una categoria precisa ma tentano di stare all’interno di un calderone più ampio dove Joy Division e Mogwai e Radiohead – tanto per fare tre nomi – sono lì a darsi spallate fra tanti. Non è un disco brutto, è suonato eccezionalmente bene ma gli manca qualcosa per essere messo nel lettore a ripetizione. Forse qualche singolo? Ce ne sono pochi per la verità. Forse qualche variazione sul tema? La voce di Banks è quella, prendere o lasciare, e anche gli arrangiamenti non paiono il pezzo forte del compact.

Quindi? Che fare con questo album? Mettiamola così: al quinto cd una band che ha ottenuto un discreto successo avrebbe tutto il diritto di apparire scoppiata, e invece gli Interpol in questa occasione hanno dato vita a un album onesto e dignitoso. Anche sincero? Forse sì.

Il pezzo migliore è “My Blue Supreme”. Ma occhio anche ad “Ancient Ways”.

Review Overview

QUALITA' - 61%

61%

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