LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA Costellazioni
“Ti vendi bene, tu ti vendi bene, tu ti vendi bene?” canta Vasco Brondi in uno dei brani di “Costellazioni”. E il dubbio che stia parlando di se stesso si fa spazio, mentre lasciamo che il suo album finisca di suonare e riprenda daccapo per provare a capirlo meglio.
Le luci della centrale elettrica è un marchio di fabbrica, nel senso che Brondi è riuscito in poco più di un lustro a dare un’identità precisa al suo progetto e a creare uno stile inconfondibile; è stato capace di maneggiare (e rimaneggiare) il cantautorato dei padri e attualizzarlo ai dolori della provincia. La sensazione però è che Brondi sia rimasto incastrato nel suo stile, uno stile che in questo nuovo disco si addolcisce un pochino aprendo all’ottimismo. Ma è molto labile il confine tra stile e autoplagio, perché diverse canzoni di “Costallazioni” assomigliano a cose già scritte e già proposte dal Nostro. E sono episodi così ricorrenti da lasciare l’amaro in bocca.
Ma veniamo al giudizio nudo e crudo. E’ un disco che merita l’acquisto? E’ un disco imprescindibile? La nostra opinione è no. E’ un buon lavoro, con degli arrangiamenti interessanti (complice la presenza di Federico Dragogna dei Ministri), ma i contenuti non sono eccezionali come qualcuno si è affrettato a sentenziare nelle settimane scorse. C’è di meglio in giro. Così com’è vero che Brondi ha talento, ma non è sufficiente riciclare se stessi per essere originali.