MANITOBA Numero Zero
Le canzoni dell’ultimo disco dei Manitoba sono come le prestazioni di Kenan Yıldız della Juve: di media normali, ogni tanto tira fuori i jolly delle domeniche di grazia, raramente gioca male. Fuori dalla metafora calcistica, e vestendo i panni del farmacista col bilancino in mano: in scaletta abbiamo 8 pezzi, 2 sono molto belli (“Gianni Tristezza” e “Fiori e baci” con il grande Edda), uno interessante (“Futuro”), gli altri sono contorno che non infastidisce, come l’insalata nell’hamburger.
La produzione del disco ci piace molto, i Nostri sono bravi nell’intreccio delle voci, la scrittura non sempre è a fuoco e stessa cosa per le linee melodiche.
La sensazione, ogni volta che ascoltiamo i Manitoba, è sempre la stessa: il talento c’è, ma gli manca sempre 30 per fare 31. Sono in una terra artistica bruttissima per una band giovane ma non giovanissima, quel territorio dove accontentarsi è piacevole, e dove pretendere, pretendere, pretendere di più è una croce da portare in spalla. Per fortuna che ci limitiamo solo ad ascoltare i dischi, non vorremmo essere nei loro panni…