Cinema2021

NOMADLAND Chloé Zhao

nomadland

Bella fotografia, belle location, bel montaggio, bella colonna sonora (anche se talvolta un po’ invadente) e la solita Frances McDormand perfetta. Insomma, questa premessa potrebbe legittimare i tanti premi raccolti nell’ultimo anno da “Nomadland” (compreso un Oscar 2021 come miglior film), ma chi di voi davanti alla domanda di un amico circa il valore di un libro letto, si soffermerebbe sulla copertina, sul carattere usato per il testo, sull’impaginazione armonica dell’opera e sul valore dell’autore? Crediamo più realistico che la maggior parte si concentrerebbe sul dare un valore alla storia narrata. Ecco, per la stessa logica, per noi l’opera di Chloé Zhao non è un granché. Manca la storia. C’è tanta estetica, tanta cura del girato, ma la storia è buona per un documentario, per un corto, non per un film, e questo al lordo di tutte le cose buone espresse all’inizio. Il cinema – per sua natura – deve proporre storie. Qui la narrativa fa acqua.

La trama. Dopo aver perso il marito e il lavoro durante la Grande recessione, la sessantenne Fern lascia la città industriale di Empire, Nevada, per attraversare gli Stati Uniti occidentali sul suo furgone, facendo la conoscenza di altre persone che, come lei, hanno deciso o sono state costrette a vivere una vita da nomadi moderni, al di fuori delle convenzioni sociali.

Chloé Zhao costruisce una pellicola con una bellissima estetica: grandi panorami, forti contrasti a disegnare una fotografia moderna e discreti dialoghi. Le musiche di Ludovico Einaudi danno tanto al film ma spesso invadono oltre il necessario, sino a risultare eccessive in alcuni passaggi.

Finale in linea con le attese.

In conclusione: un’opera straordinariamente sopravvalutata.

Review Overview

SCORE - 5.5

5.5

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