
PAOLO BENVEGNÙ «Stando da solo con me stesso ho capito che non ti puoi legare a nessuno se non sei sano»
Come purtroppo comunicato, Paolo Benvegnù è mancato nella mattina del 31 dicembre 2024 a causa di un malore improvviso. Di seguito una lunga nostra intervista del 2009.
Irrequieto, difficile da inquadrare in un solo scatto, sensibile. Paolo Benvegnù è da anni fra i migliori esempi del moderno cantautorato italiano. Emerso alla guida degli Scisma, storica band Anni Novanta, ha poi proseguito da solo con coerenza, imboccando la strada del “pop poetico”.
Partiamo proprio dal passato: la popolarità con gli Scisma, poi un lungo silenzio. Non hai mai nascosto la tua inquietudine. Come hai superato questo stato?
«E’ stato un iter naturale: quando fai per trenta volte la stessa cosa, sbagliando nello stesso punto, finisci per capire che non puoi dare la colpa alla sfortuna o agli altri, significa che qualcosa è sbagliato nel tuo modo di agire. Ecco, io sono partito da questa dura consapevolezza per lavorare su me stesso, cercando di muovermi in equilibrio, evitando di dare la colpa agli altri e di autoflagellarmi. Insomma, è stato un processo lungo, alla fine del quale ho trovato la mia identità».
Detta così sembra abbastanza facile, ma c’è un segreto per “sbloccarsi”?
«Non avere paura. Non temere di affrontarsi».
Ti senti felice?
«Come tutti vivo le mie piccole e grandi sfortune, come la macchina che di colpo si rompe, ma sono anche consapevole di essere fortunato: molti vivono una vita di noia, mentre io non mi annoio, scrivo le mie canzoni e mi viene riconosciuta una buona dose di apprezzamento; inoltre abito ora ad Arezzo, una città dai colori definiti, un po’ come le città di mare».
A proposito di mare, ti ricordi la prima sensazione della tua vita vedendolo?
«Stupore. Il mare è l’infinito, è la volontà di perderti in esso. Poi vicino al mare i colori sono più netti, più definiti: l’azzurro è azzurro, il grigio è grigio e via così. Mi piacciono i colori definiti, e mi piacciono anche le persone che si esprimono in modo diretto».
Dell’Italia attuale che opinione hai?
«Sono sdegnato da chi ci governa, ma sono sdegnato anche da quelli che preferiscono vivere sulle spalle dello Stato piuttosto che costruirsi una strada personale».
Un dito puntato contro una certa politica in particolare?
«Il guaio è che c’è un 70% di chi fa politica in Italia che mantiene da anni dei comportamenti da censura. Il politico avrebbe il privilegio, uso il condizionale non a caso, di occuparsi degli altri a tempo pieno, invece è triste vedere come molti interpreti di questa professione gettino via la grande chance di fare davvero qualcosa per gli altri. Però attenzione: non voglio fare del qualunquismo o attaccare la politica a testa bassa, il problema non è essenzialmente la classe politica».
E qual è?
«Il problema è il nostro Paese, che purtroppo è privo di coraggio».
Cambiamo discorso. Molti ti affibbiano addosso l’etichetta di “intellettuale”.
«Non sono un intellettuale, ho senza dubbio la capacità di “sentire”, ma non ho la cultura per essere un intellettuale. Sono un contadino, e il mio corpo lo testimonia: basta guardare le mie mani, la mia faccia. Mi piacerebbe essere un intellettuale, e sai cosa farei se lo fossi?».
Cosa?
«Fustigherei tanti finti intellettuali italiani».
Delle tue qualità artistiche si è parlato tanto sui magazine specializzati. Si sa poco invece del Benvegnù uomo.
«Dopo tanti anni, finalmente credo di aver trovato un po’ di serenità. Ho voglia di costruire: sono sereno e in fase di grandi costruzioni. Stando da solo con me stesso ho capito che non ti puoi legare a nessuno se non sei sano. Mi sono liberato di molti problemi, sono un uomo sano, un uomo tranquillo con se stesso».