Il brano cresce lentamente, sovrapponendo i suoni con cura. C’è qualcosa di caldo e un po’ surreale nel suo movimento. Non servono parole — anzi, la loro assenza lascia spazio alle atmosfere e alle sensazioni. È musica che parla senza parlare. L’atmosfera è intima, onirica, e leggermente lisergica. Sembra di essere portati in un luogo silenzioso e personale, dove il suono conta più del significato. La struttura ha un flusso gentile, con picchi e discese morbide, naturali come onde. È più un paesaggio sonoro che una canzone nel senso classico. Gli effetti, e gli elementi di sfondo sono posizionati con attenzione, e il mix è pulito senza perdere calore. Il finale arriva forse un po’ troppo presto. Proprio quando sei completamente immerso nel suono, tutto sfuma — forse volutamente, o forse c’era ancora qualcosa da dire. Ma tutto ciò che viene prima è forte: crea uno spazio, un momento. Il tocco psichedelico non è invadente, ma si percepisce — nei delay, nel modo in cui gli strumenti sembrano respirare. È musica da ascoltare con calma, da lasciare entrare piano nelle orecchie. Un loop meditativo a cui si ha voglia di tornare.