
RIFF Sestri Levante, Italia - 9 maggio 2025
Non capita tutti i giorni di vedere, nel giro di poche ore, Matt Dillon, Matteo Garrone, Valeria Golino e, nel mezzo, assistere alla proiezione in versione originale e restaurata di “Ultimo tango a Parigi”, capolavoro firmato Bernardo Bertolucci. Eppure, tutto questo è accaduto venerdì 9 maggio a Sestri Levante, in una delle giornate più intense del Riviera International Film Festival.

La mattinata si è aperta con la masterclass di Matt Dillon all’Ex Convento dell’Annunziata, dove l’attore americano si è raccontato con sincerità e ironia davanti a un pubblico partecipe. Dillon ha ripercorso le tappe della sua carriera con uno sguardo lucido e appassionato. «Sono curioso, ecco perché ho deciso di diventare un attore», ha detto subito, spiegando come la recitazione sia diventata la sua strada fin da giovanissimo. «Non ero il miglior studente a scuola, cercavo qualsiasi escamotage per non andarci. Ma dopo il mio primo film, a 14 anni, ho capito che quello sarebbe stato il mio mestiere. Da lì ho iniziato a studiare seriamente recitazione». Molto spazio lo ha dedicato a Marlon Brando, e in particolare all’impatto che ebbe su di lui la visione di “Ultimo tango a Parigi”: «Con quell’interpretazione ha cambiato le regole del gioco. Brando è stato una parte fondamentale del mio sviluppo artistico». Dillon ha parlato anche del suo rapporto con registi come Lars von Trier e Francis Ford Coppola, ha ricordato la nomination agli Oscar e, con un sorriso, ha risposto alla domanda su come si sopravvive a Hollywood: «Beh, non vivo a Hollywood». Ha poi raccontato della sua passione per la pittura, una parte intima e imprescindibile della sua vita: «È qualcosa che sento di dover fare. Da bambino disegnavo tantissimo. Non è un hobby: è una mia grande passione».
Nel pomeriggio, sempre all’Ex Convento dell’Annunziata, l’attenzione si è spostata sulla masterclass di Matteo Garrone, regista tra i più importanti del panorama italiano contemporaneo. Con lui, il dialogo si è acceso soprattutto intorno al suo ultimo film, “Io capitano”, e ai retroscena di “Dogman”, con divertenti aneddoti sul lavoro con Marcello Fonte. «Per un giovane attore – ha sottolineato Garrone rispondendo a una delle tante domande del pubblico – è fondamentale cercare opportunità per crescere, e formarsi un proprio gusto personale. Solo così si può arrivare a scegliere le persone giuste con cui lavorare e migliorarsi». Non è mancata una riflessione sul ruolo dell’educazione al cinema: «È assurdo che nelle scuole non si studi il cinema. È un linguaggio potente, complesso, eppure ancora troppo marginale nei programmi scolastici».

Il culmine emotivo della giornata è arrivato nel tardo pomeriggio con la proiezione restaurata e in lingua originale di “Ultimo tango a Parigi” al Cinema Teatro Ariston. Sala con un pubblico abbastanza numeroso, atmosfera sospesa. Un film che ancora oggi divide, che non ha perso forza né ambiguità, e che continua a porre domande. Alla fine della proiezione è salita sul palco Valeria Golino. Nessun discorso preparato, solo un momento autentico, in cui l’attrice ha voluto rendere omaggio al film e a Bernardo Bertolucci, rievocando con delicatezza il legame personale e artistico che li univa. Insomma, un intervento dalla vibrazione intima e potente.