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SANTA MARGARET Oltre Le Vibrazioni puntando al Festival di Sanremo. Nel segno del vintage

Arrivano da Milano e la loro musica comparirà anche nel nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, in attesa di coronare il sogno di portarla sul palco sanremese del Teatro Ariston. Per quanto però il loro percorso sia appena iniziato, i Santa Margaret non sono propriamente dei novellini, visto che in cabina di regia c’è Stefano Verderi, che ha suonato per anni la chitarra con Le Vibrazioni. Assieme a lui, alla voce, anche Angelica Schiatti, appassionata di vinili. Il 30 ottobre scorso, anticipato dal singolo “La Strada”, è uscito su etichetta Carosello Records il loro primo EP, “Il suono analogico cova la sua vendetta“: 5 brani registrati completamente in analogico, ovvero su nastro a 24 tracce come si faceva fino ai primi anni ’90, alle Officine Meccaniche di Milano.

 

Credo sia doveroso parlare subito de Le Vibrazioni, Stefano. E’ una pausa, la vostra, oppure uno stop obbligato dalle decisioni prese da Francesco Sarcina?

«Nessuno stop obbligato, è stata una scelta di comune accordo. Pausa, stop, scioglimento, momento di riflessione, separazione, è tutta una dialettica fine a se stessa, la verità è sotto gli occhi di tutti: non stiamo più suonando insieme per dedicarci ognuno a percorsi individuali».

Con che spirito però si riparte da zero dopo i grandi successi con Le Vibrazioni? E’ un po’ come azzerare tutto e rimettersi in discussione, non trovi? 

«Certamente, ed è il bello della vita. Bisogna sempre rimettersi in discussione, anche quando si ottengono grandi risultati. Niente dura per sempre, se non con un continuo rimboccarsi le maniche. Mai sedersi sugli allori e soprattutto bisogna prendere coscienza che tutto è in continuo mutamento, e ci si deve sempre adattare ai cambiamenti; questa è un po’ la mia filosofia».

Avete già pronto un altro EP che forse diventerà un cd, giusto?

«Nell’immediato stiamo ancora scrivendo brani nuovi, e poi vorremmo iniziare a girare sempre di più l’Italia per portare la nostra musica dal vivo».

Il palco di Sanremo è un vostro obiettivo, Angelica?

«Certo che sì. Più che un obiettivo è un sogno, è l’ultimo palco rimasto in televisione dove suonare dal vivo un proprio pezzo, con un’orchestra fantastica. Il Festival di Sanremo poi è legato indissolubilmente alla tradizione musicale italiana, cosa che lo rende ancora più affascinante ai nostri occhi».

Prima di essere parte di un gruppo, sei stata una solista. Credi che per una donna, in Italia, sia più difficile fare musica rispetto a un uomo? 

«Non credo che sia più difficile. Credo però che la musica composta da una donna sia molto diversa dalla musica composta da un uomo. Per questo sono felice di poter scrivere con Stefano, quando ero “da sola” alla mia musica mancava qualcosa, quell’elemento maschile che non può che arricchire. Nelle canzoni dei Santa Margaret convivono sensibilità maschili e femminili e questo rende i nostri brani (perlomeno ai miei occhi, anzi alle mie orecchie) “diversi”».

E’ curioso che una ragazza giovane abbia passione per sonorità vintage e vinili, non trovi? Cosa ti affascina di un passato musicale che oggi molte tue coetanee reputano magari noioso o troppo datato?

«Siamo nel 2014 e abbiamo vastissima possibilità di scelta. Tra tutto ciò che ho ascoltato nella mia vita (partendo come tabula rasa perché in famiglia nessuno ha mai ascoltato musica, non avevamo nemmeno un disco) ho capito piano piano cosa mi piaceva ed ho scelto i miei ascolti. Ho attinto davvero da qualsiasi genere, senza alcun pregiudizio o alcuna formazione. Non credo che sia un atteggiamento nostalgico, il mio, ma solo una scelta compiuta in totale libertà e dettata dal gusto e dall’istinto. Tra l’altro viviamo in un periodo dove si attinge molto dal passato. Spesso mi capita di sentire artisti “nuovi”, che in realtà non fanno altro che prendere a piene mani dal passato spacciando il tutto per “moderno”: allora preferisco sentirmi gli originali. Quando invece c’è anche dell’innovazione, del vero gusto musicale, allora mi illumino».

Non credo di rappresentare fisicamente un qualche stereotipo di bellezza, per la gioia di chi lavora con me non bado molto all’estetica, mi taglio i capelli da sola da tre anni. Non penso di avere un look o un’immagine “ammiccante” che possa contribuire alla popolarità della band

Cosa ascolti?

«Ascolto tanto i Led Zeppelin e i Pink Floyd quanto i Black Keys o gli Arctic Monkeys, non sono imbalsamata nel passato».

Ti darebbe fastidio se parte della popolarità della band fosse legata alla tua avvenenza?

«Non credo di rappresentare fisicamente un qualche stereotipo di bellezza; per la gioia di chi lavora con me non bado molto all’estetica, calcola che mi taglio i capelli da sola da tre anni. Non penso di avere un look o un’immagine “ammiccante” che possa contribuire alla popolarità della band, però in tal caso non sarei contraria, anche l’occhio vuole la sua parte e non ci vedo niente di male, fa parte del personaggio. Se Jim Morrison fosse stato meno carismatico ed avvenente non sarebbe stato Jim Morrison come lo conosciamo. E non credo che gli desse fastidio essere “attrattivo”. Certo, se poi la fisicità si mette davanti alla musica come in certe operazioni pop attuali di cattivo gusto, allora lì si scade nel trash, ma è tutta un’altra storia».

Stefano, ripartisse l’esperienza con Le Vibrazioni, questo potrebbe diventare semplicemente un side project oppure potresti persino arrivare a scelte radicali? 

«Sono una persona abbastanza concreta, e non prendo in considerazione ipotesi così lontane; oggi mi sto godendo il presente, per il quale sto lavorando tanto. Quando e se mai si presenterà la questione, l’affronterò nella più totale spontaneità».

Se stiamo assieme? Questo genere di “gossip” lasciamolo a chi musicalmente ha poco da dire, vita privata e lavoro sono distanti miglia

Come siete arrivati alla colonna sonora de “Il ricco, il povero e il maggiordomo”, il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo? 

«Casualmente. Avevano bisogno di due brani dal piglio rock per il trailer e per una scena del film, e in una rosa di diverse canzoni proposte dalle varie case discografiche hanno scelto le nostre. Questo ci rende molto orgogliosi ed onorati, loro ci piacciono moltissimo».

Sempre parlando di colonne sonore, avete il sogno di scriverne un giorno una per intero, visto che la vostra musica ha senza dubbio qualcosa di cinematografico?

«Ci piacerebbe moltissimo, noi tutti amiamo molto il cinema, soprattutto quello italiano».

Sui social in molti si chiedono se siete anche una coppia nella vita. Qualora fosse così, è esaltante oppure è una responsabilità doppia condividere anche lo stesso progetto artistico?

«Le chiacchiere sui social lasciano sempre il tempo che trovano. La responsabilità per ognuno di noi in questo momento è già doppia, tripla, quadrupla, a seconda del punto di vista. Questo genere di “gossip” lasciamolo a chi musicalmente ha poco da dire, vita privata e lavoro sono distanti miglia».

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