Cinema2017

SEVEN SISTERS Tommy Wirkola

seven sisters

L’idea di base non è neppure male: sette sorelle gemelle provano a resistere (e a vivere normalmente) in un futuro distopico dove vige la legge del figlio unico. L’idea è così buona che la parte iniziale del film è godibile, interessante, piacevole. Nel secondo tempo, però, la storia si fa così banale e ridicola da farci accarezzare l’idea della fuga prima della conclusione. Insomma, “Seven Sisters” di Tommy Wirkola è il classico film che si perde per strada e che, stringi stringi, ha poco da dire.

Noomi Rapace interpreta tutte e sette le protagoniste, e lo fa male, penalizzata da una sceneggiatura che tratteggia a mo’ di macchietta ognuna delle sette sorelle: c’è la nerd, c’è la ribelle, c’è la leader, c’è la finto buona e via così. Tutti stereotipi che obbligano la Rapace a una prova mediocre, perché già di suo non è un’attrice talentuosissima (per quanto la trilogia di “Millennium” sia stupenda), e qui viene portata a sbagliare, complice una regia moscia.

I ruoli di contorno sono un altro punto a sfavore del film: Willem Dafoe la sfanga ma non aggiunge granché alla pellicola di Wirkola, mentre Glenn Close, la grande Glenn Close, l’immensa Glenn Close, a 70 anni ci ricorda che nella vita (a qualunque età) ci sono sempre un mutuo da pagare, le rate della macchina o gli sfizi che necessitano di “cash”. La sua interpretazione dell’antagonista, infatti, è fra le peggio cose viste in questo 2017.

Poteva salvarsi il doppiaggio? Assolutamente no. Pessimo. Come la coerenza della trama e il finale.

In conclusione: un thriller dove la fantascienza poteva essere la leva per creare una storia originale, ma il risultato ha mortificato qualunque buona intenzione. Da evitare.

Review Overview

SCORE - 4.5

4.5

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