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IL POTERE DEL CANE Jane Campion

potere cane

Ci sono film che raggiungono un certo livello di popolarità per motivi misteriosi. “Il potere del cane” è uno di questi. Probabilmente ai prossimi Oscar farà il pieno di statuette (dopo aver collezionato una sfilza di candidature), ma pazienza, il dubbio ci resterà ugualmente: cos’ha di speciale questa pellicola di Jane Campion? Forse il cast. Che a nomi è forte, ma nessuno degli interpreti lascia il segno.

La trama. Nel 1925, in Montana, i fratelli Phil (Benedict Cumberbatch) e George Burbank (Jesse Plemons), ricchi proprietari di un ranch, incontrano la vedova locandiera Rose Gordon (Kirsten Dunst) durante la transumanza. Il gentile George è subito conquistato da Rose, mentre il pericoloso Phil, influenzato dal loro defunto mentore “Bronco” Henry, prende in giro il figlio di Rose, Peter (Kodi Smit-McPhee), per le sue maniere effeminate.

Dei quattro protagonisti, soltanto Jesse Plemons dà qualcosa di suo alla pellicola: il ruolo gli calza a pennello e lo arricchisce di una velata intensità emotiva. Il resto è misero: Benedict Cumberbatch non trova la chiave giusta per dare forma a un ruolo che la sceneggiatura tratteggia con troppa leggerezza e poca profondità; Kirsten Dunst è anonima, mentre Kodi Smit-McPhee è un acerbo interprete.

La colonna sonora di Jonny Greenwood è sufficiente, la fotografia di Ari Wegner è scandalosamente irritante, la regia senza guizzi.

Insomma, l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1967 di Thomas Savage alla fine è un filmetto che si trascina verso un finale il cui obiettivo è mischiare le carte dopo quasi due ore di banalità, ma le buone intenzioni restano tali.

Review Overview

SCORE - 4.5

4.5

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