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LANA DEL REY Ultraviolence

lana

Ascolti le canzoni di Lana Del Rey e ti chiedi “…quanto c’è di vero?”. Leggi la sua biografia e ti chiedi “…quanto c’è di vero?”. Leggi le leggende che circolano sul suo conto in rete (come l’adolescenza segnata dall’alcol, ad esempio) e ti chiedi “…quanto c’è di vero?”. Guardi le sue foto, vedi i suoi tatuaggi che compaiono e poi spariscono e ti chiedi “…quanto c’è di vero?”. Insomma, quanto c’è di vero in questa artista dalla cifra stilistica altissima che canta di amori strazianti?

Le uniche risposte che fornisce “Ultraviolence” (Interscope) sono di natura musicale e dicono che Lana Del Rey è davvero brava – poi che sia lei o meno a creare le sue canzoni è un’altra storia, ma l’artista newyorkese ha oggettivamente una marcia in più e riesce a creare atmosfere epiche, e giri melodici che restano in testa per giorni. In quest’ottica la title track è un esempio perfetto, nonostante le accuse di glorificazione della violenza domestica piovute addosso al brano.

Prodotto da Dan Auerbach dei Black Keys, l’album pesca a piene mani dagli Anni Cinquanta e Sessanta ma ha dei suoni attualissimi che danno all’intero lavoro uno spessore notevole. Oltre alla title track, meritano un ascolto e una menzione anche “West Coast” e “Cruel World”. Ma è tutto il cd a convincere, malgrado perda un po’ di tono nella seconda parte. La Del Rey canta come se non avesse un domani e come se il suo ieri fosse un buco nero dal quale tirar fuori gli occhi soltanto nelle ore piccole.

 

Review Overview

QUALITA' - 76%

76%

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