Modernissimo ma anche così semplice, caldo, familiare. Un po’ come le cose di Björk, ma senza esercitare opera di plagio. E’ un disco ispirato “Für El” di Erio, artista che, a dispetto del taglio internazionale della sua proposta, è italianissimo. Sorpresa, verrebbe da dire. Perché in Italia è raro ascoltare un esordio così maturo e soprattutto un cantato così ben calibrato e capace di vestire da solo (e con toni diversi) ogni brano.
La storia di Erio è curiosa. Dopo aver studiato canto lirico e composizione, scrive una manciata di brani che solo su consiglio della madre decide di inviare ad alcune case discografiche. Tra queste c’è La Tempesta, che si innamora subito della sua voce e della sua scrittura.
Il suono del disco, nonostante i frequenti disturbi elettronici sembrino spesso pronti a prendere il sopravvento, è caldo e naturale, nel tentativo di costruire un paesaggio confortante e dolce nel quale la voce di Erio è autorizzata ad essere esplicitamente drammatica e addolorata. La magia funziona alla grande, perché il primo ascolto è esaltante, e quelli successivi invogliano a prendere l’album di Erio e a consigliarlo ad amici e conoscenti vari, perché ha valore e potenza espressiva. A voler essere cattivi, due sono i difetti di questo bel compact: l’assenza di un singolo capace di fare da asso-piglia-tutto e la seconda parte non è emozionante come la prima. L’artista comunque è assolutamente da seguire.