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VALE LAMBO «Con questo disco ho assunto una sicurezza che non avevo prima»

Un disco molto diverso da ciò che va di moda in ambito trap adesso, una major alle spalle, la volontà di restare fedele a se stesso più che al personaggio che gli altri vorrebbero che fosse. Insomma, c’è tanto di cui parlare con Vale Lambo.

Partiamo dalla major?

«E’ stata una scelta giusta. Avere qualcuno alle spalle che può portarti anche una visibilità internazionale è importante, sia tu un pesce piccolo oppure grosso. Inoltre sono convinto che il lavoro in team sia sempre vincente. E’ un po’ come avere a che fare con un produttore in studio oppure fare dischi in solitaria: si crea un’energia diversa».

Ma la major deve fare soldi con la tua musica, non hai paura di dover soddisfare delle attese?

«Io la vedo in un’altra ottica: è un circolo che può portare benefici a tutti. Io devo fare buona musica per dare a loro modo di promuovermi, il loro impegno genera risultati che danno soddisfazione a tutti. Insomma, non mi sento sotto pressione e credo che la Virgin abbia i miei stessi obiettivi, lavoriamo per un risultato comune».

Sui social dicono che non sei più il Vale Lambo di una volta…

«Sì, è vero, con questo disco ho assunto una sicurezza, anche musicale, che non avevo prima; anche nel gestire il lavoro in studio sono migliorato».

“Come il mare” è un disco molto diverso da ciò che va adesso di moda. Una scelta voluta?

«Voluta e… istintiva. Non credo di assomigliare a qualcuno e volevo un disco che non assomigliasse ad altre cose sentite in giro. Credo l’album sia stato il risultato di un processo logico e naturale».

Qual è il pezzo che secondo te sfonderà?

«”Pe’ sempe”, anche se io sono legato a “Solo piano”».

Passo indietro. Tu hai sentito la cover di “Over fai” di Liberato?

«Sì, mentre faceva la diretta lo scorso 9 maggio la gente mi ha “spoilerato” la cosa sui social. Mi ha fatto piacere, non me l’aspettavo da Liberato. Proprio non me l’aspettavo».

E’ un artista che ti piace?

«Sì, mi piace, fa le sue cose. Lo apprezzo, racconta Napoli».

Tu vieni da Secondigliano. La tv – vedi “Gomorra” – ha portato il quartiere in prima serata negli ultimi anni. Un bene o un male?

«Guarda, il concetto è semplice: se guardi “Gomorra” con l’idea di passarti un paio d’ore, provare a comprendere una parte di Napoli e tutto finisce lì, ok, se invece guardi la serie e poi scendi con le pistole per strada il problema non è di “Gomorra”, ma tuo, significa che hai dei problemi e devi farti aiutare a risolverli. Quella è fiction, con le prime due stagioni veramente belle, poi l’hanno un po’ romanzata e sono contento che chiudano il capitolo con la prossima quinta stagione per evitare che diventi una barzelletta».

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