WARFARE – TEMPO DI GUERRA Alex Garland, Ray Mendoza

“Warfare – Tempo di guerra“, diretto da Alex Garland insieme al veterano Navy SEAL Ray Mendoza, prova a raccontare la guerra senza filtri, con un taglio fortemente documentaristico.
Ispirato a un’operazione reale in Iraq, il film segue un gruppo di soldati intrappolati in una situazione estrema, costretti a salvare compagni accerchiati dal nemico. L’obiettivo non è spettacolarizzare né spiegare il contesto politico: lo spettatore è immerso direttamente nel caos, con polvere, esplosioni e tensione costante.
La prima parte procede lentamente, quasi esitante. Serve a introdurre le coordinate della missione, ma rischia di annoiare chi cerca subito ritmo o suspense. Quando la seconda metà prende il sopravvento, la tensione cresce, le sequenze crude si fanno sentire, e il sonoro potente restituisce il senso di pericolo continuo. Tuttavia, la transizione tra le due fasi non è fluida: il film appare a tratti frammentario e privo di un ritmo coerente. Il taglio documentaristico è evidente e coraggioso. Mendoza porta la propria esperienza diretta, Garland la traduce in cinema, cercando di restituire l’orrore e la fatica vissuti sul campo. Ma il risultato è imperfetto: i personaggi restano in gran parte privi di spessore emotivo e la struttura narrativa sembra improvvisata in più punti, con scene che danno l’impressione di mancare di coesione.
Dal punto di vista tecnico, “Warfare” si regge sul sonoro, curato nei minimi dettagli, che in sala diventa quasi fisico. È chiaro che la pellicola è pensata per il cinema: l’esperienza domestica ridurrà notevolmente la sua efficacia.
Da un autore come Garland ci si aspetta una gestione più solida della narrazione, ma qui l’approccio documentaristico prende il sopravvento sulla trama, privilegiando la sensazione sul senso. Il risultato è un film che colpisce per realismo e immediatezza, ma che fatica a offrire una vera profondità emotiva o un filo narrativo pienamente convincente. In sintesi, “Warfare – Tempo di guerra” resta a metà strada: riesce a trasmettere la brutalità e la confusione del conflitto, ma non riesce a trasformarle in una narrazione coerente. È un film che si sente soprattutto in sala, potente nella tensione, ma incapace di lasciare un segno duraturo al di fuori dell’esperienza visiva e sonora.























