WE ARE WAVES Promises
In ordine sparso, ecco quali sono le cose che colpiscono dopo il primo ascolto di “Promises“, secondo lavoro dei torinesi We Are Waves: il cantato lacerante di Fabio “Viax” Viassone (uno che interpreta senza mezze misure), il taglio sfacciatamente Anni Ottanta del loro suono, quel mostrarsi estremamente vulnerabili ma anche così centrati sulle loro idee: sono figli della new wave, ma sono soprattutto figli della loro epoca, cioè quella attuale. E non è un dettaglio di poco conto.
Il loro album è molto interessante. Arrivi alla quarta traccia – “Lovers Loners Losers” – ed hai già la sensazione di averli inquadrati dopo una ventina di minuti di musica. Una sensazione sbagliata? No, perché “Promises” è un disco immediato, che non prende in giro l’ascoltatore, che ha un sacco di inserti elettronici e che ti spinge a pensare che anche oggi, anno 2015, si possa fare della new wave senza dare vita a tristi e nostalgiche operazioni di recupero di un passato che fu. Una pecca? Forse la scaletta poteva essere asciugata un pochino per stare attorno ai 40 minuti di musica rispetto ai quasi 50 reali. Ma nel complesso siamo davanti a un compact di valore. Ve li consigliamo questi We Are Waves.