LALI «In fans? Sono contenta quando percepiscono la mia genuinità»
Parlano i numeri. Anzi ne basta uno: i followers su Twitter sono quasi 4,5 milioni. E si capisce perché Lali è un punto di riferimento per milioni di persone, per lo più giovani ma non solo, nel mondo. L’ho incontrata a Milano. Una popstar semplice, per nulla supponente. Ha uno staff che la lascia libera di esprimersi e non di quelli che “…questa domanda non è opportuna e questa neanche…”. Credo sia anche per questa sua autorevolezza che è indicata tra le dieci persone più influenti dell’Argentina oltreché ambasciatrice dell’Unicef. Il suo nuovo album è “Soy“.
Lali come nascono le sue canzoni?
«Prima la musica, poi le parole. Siamo una equipe».
Le linee guida però sono sempre le sue.
«Certo. Quando voglio comunicare una idea, ricorro a immagini che la richiamano».
Ci riesce bene visti i risultati.
«Diciamo che nascono sempre buoni prodotti».
Suona qualche strumento?
«Amo la batteria, ne ho una a casa e ho fatto un cameo. Ora sto studiando chitarra».
Fa effetto vedere i suoi fan che si tatuano le sue frasi?
«Mi fa effetto quando si tatuano la mia faccia».
Sente responsabilità?
«No. Sono cosciente di chi sono e ho molta cura di ciò che dico e faccio».
Ha una formula magica?
«Cerco di essere sempre me stessa».
Visto il seguito che ha la gente lo percepisce bene.
«Sono contenta quando percepiscono la mia genuinità. Dietro a quello che la gente vede ci sono ore di lavoro e non solo mie».
E’ indicata tra le dieci donne più influenti d’Argentina.
«Lo so e mi fa strano. Si vede che genero empatia parlando con i ragazzi che sognano la mia vita».
Viene da una famiglia di artisti?
«Vengo da un barrio medio di Buenos Aires e nessuno credeva che, non avendo agganci, potessi arrivare a fare televisione».
Una favola.
«Un racconto edificante. Io non sono la legge, non sono custode di verità. Mi rende felice trasmettere il mio pensiero ma non impongo mai i miei punti di vista».
E’ anche ambasciatrice dell’Unicef.
«Ho sempre pensato alle responsabilità delle persone pubbliche. Metterci la faccia è già un atteggiamento solidale. Sono una privilegiata».
Perché?
«Non siamo noi che facciamo il vero lavoro, ci sono centinaia di persone operative ma noi solo con uno spot muoviamo le coscienze. Mia mamma m ricorda che con un semplice gesto posso fare grandi cose».
Ha origini italiane, a giudicare dal cognome Esposito.
«I miei bisnonni erano di Ancona».
Come racconta la sua musica?
«E’ un pop con molte influenze. Per essere originale la musica deve essere fusion».
I social la controllano 24 ore su 24.
«Io sono tante cose, sono la mia musica e anche questa intervista con lei. Quando uno diventa famoso i fan si preoccupano anche del colore delle mutande, ma non sono io quel personaggio. Io sono una ragazza normale».
Concerti?
«Nel 2017 farò tour un europeo. Ho già date in Spagna e Israele. Spero si aggiungano quelle italiane».
E’ noto il suo amore per i Queen.
«E’ il gruppo per me più importante. Lo devo a mia mamma. Ci aggiungo Michael Jackson e Madonna. Mi piace l’artista che è anche showman. I miei spettacoli devono essere sorprendenti, tutto deve stupire».
Uno stadio pieno fa tremare le gambe?
«Sono preparata e ci metto una grinta infinita. La risposta è no!».
Fabrizio Basso
(www.notespillate.com)