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MAMA MARJAS «Non mi faccio mettere i piedi in testa da uomini né dall'amore»

Arriva dalla Puglia una delle più internazionali delle nostre artiste. Mama Marjas accantona, almeno per ora, il reggae e vola verso nuovi sound. Lo racconta nel suo disco “Mama” e io lo racconto in questa intervista a Maria Germinario, come si chiama quando scende dal palco e si spoglia della musica.

“Mama” è un viaggio lontano dal reggae e verso la musica dei Sud del mondo.

«Ho fatto, a oggi, tre dischi e non ero autrice né produttrice, mi limitavo a scrivere il testo in base alle emozioni».

Oggi che è successo?

«Sarà che mi avvicino ai 30 anni, ma ho sentito l’esigenza di fare un disco dove c’è l’Africa ma ci sono anche io che mi metto a nudo musicalmente».

Soddisfatta?

«Ci sono tutti i generi che mi piacciono. Ci ho messo quello che mi veniva in mente».

Un salto nel buio.

«Ho lasciato la Giamaica e sono andata verso altri lidi: la metrica per il raggamuffin è strategica, mi servono basso e batteria per creare il groove».

C’è un bella vena blues.

«Abbiamo il blues grazie all’Africa, la schiavitù ha dato profondità e visceralità estreme. Io prima del reggae ho amato il blues, il reggae è un derivato del soul e del blues».

Ci sono limiti alle contaminazioni?

«Tutte le musiche sono mescolabili. Bisogna usare l’Africa come musica non come marketing. E comunque non potevo fare un quarto disco reggae, dovevo mettermi alla prova, affacciarmi su altri generi che amo tipo cumbia, damboo o rumba catalana. Il desert blues è stato una illuminazione, mi ha fatto capire qual è l’anello di congiunzione tra Africa e blues».

E’ stata protagonista della “Carmen” secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio.

«La considero una conferma, un chiudere un cerchio, sono dieci anni che faccio reggae music. Per me fare Carmen, una donna forte, indipendente e sola è coraggio, lei fa una brutta fine: il femminicidio ci sarà sempre, difficile eliminarlo ma bisogna combatterlo e bisogna giudicare una donna non per come balla ma per quello che è».

E’ stata un Carmen straordinaria.

«Sono tutte Carmen le fiere donne del sud e lavoratrici, con la testa sulle spalle, che da casa mandano avanti una famiglia».

Insomma, siete molto simili lei e Carmen.

«Non mi faccio mettere i piedi in testa da uomini né dall’amore».

Essere padroni della propria musica è difficile?

«Oggi vivere della propria musica è sempre più difficile, la musica è sempre più un prodotto. Io ci metto il cuore. Devi però pensare a numeri, visualizzazioni. Il tour sarà divertente. Il 19 dicembre a Cassano delle Murge farò una serata per la sensibilizzazione dell’uso della canapa. Bisogna abbattere i pregiudizi. Poi un altro live sarà nella mia Taranto il 27 dicembre».

Vacanze?

«Sto al Sud in questo periodo, io non vado al freddo. Adoro guardare il cielo di Puglia, amo la mia regione. Penso a Bruxelles e Berlino e il freddo mi blocca».

Chi è Mama?

«Una persona molto emotiva e affettiva, parlo molto dal palco, faccio le foto con tutti, parlo con tutti. Canto per dire delle cose, dico delle verità: non sono un profeta però ho dei valori. La reggae music era one love, ora non più ma io mi sfogo. Questo è il ruolo pubblico poi c’è Maria Germinario che su Twitter ha un profilo privato».

Nel disco c’è anche il merengue.

«Una sera ascoltavo in televisione un concerto di James Brown e mi è venuto il pensiero: merengue è rythm’n’blues più veloce, che ti fa sudare. Sono collegabili, è un delirio ritmico. Il merengue come lo faceva James Brown è improvvisazione».

Ai suoi concerti si salta?

«Ormai alle dancehall la gente non si fa trascinare dalla musica: sta a braccia conserte, osserva, è più chiusura che apertura, io voglio far ballare la gente! Noi con tarantelle e pizziche esorcizziamo la stanchezza e ricordiamo che la vita è bella e bisogna volersi bene. Sono per la positività».

I suoi non sono semplici concerti, sono feste.

«Spesso vedo mamme che chiedono di far salire la figlia, sul mio palco faccio salire chiunque abbia una attitudine positiva, è bello vedere gente di ogni età che balla con me. L’importante è sapersi comportare e pensarla in un certo modo».

Fabrizio Basso
(www.notespillate.com)

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