AIRWAY Aldilà
Dividiamo questo nuovo disco degli Airway in tre capitoli. Ovvio, si potrebbe essere molto, molto, molto più invasivi nell’analisi, ma diciamo che tre capitoli bastano. Dunque, partiamo dalla produzione: su “Aldilà” è stato fatto un bel lavoro, il suono arriva bello limpido e si avverte nitidamente un certo taglio internazionale. Insomma, è rock italiano ma maneggiato in cabina di regia con estrema cura. Merito alla band e anche a Sandro Franchin, Paolo Bertoncello e Maurizio Baggio.
Veniamo al suono nella sua essenza. Tecnicamente il rock proposto è suonato piuttosto bene, ma non è particolarmente originale. Manca uno stile? Assolutamente sì. Ed è curioso, perché gli Airway hanno qualcosa come dieci anni di furgone sulle spalle. L’ultimo capitolo della nostra recensione lo dedichiamo alle liriche, che pochissime volte riescono a lasciare il segno e che spesso appiattiscono le atmosfere. Mancano di profondità e talvolta risultano poco credibili.
In conclusione: un album che non convince. Tra i pezzi che meritano un ascolto, citiamo “Cactus” e la title track, due episodi strumentali che vedono la presenza di quel geniaccio di Nicola Manzan. Ma se proprio dobbiamo tirare fuori dal mazzo la canzone migliore, la nostra preferenza va ad “Addormentati”, perché ha il ritornello con la melodia più azzeccata.