CARLO BARBAGALLO 9
Quasi sessanta minuti di musica sono sempre troppi. Carlo Barbagallo cade nell’errore di appesantire oltre misura un disco che, accorciato di una ventina di minuti e privo di alcune code strumentali, avrebbe dato ancora più soddisfazione all’ascoltatore. Attenzione, l’incipit non ci spiana la strada verso la stroncatura, semmai il contrario, perché “9“, anche con i suoi difetti, è un lavoro che ha valore, un giro sulla giostra (moderna) del cantautorato fra arrangiamenti preziosi, sperimentazione e una voglia indecente di andarsi a prendere dei rischi, come se volesse dimostrare al mondo intero di essere particolare, diverso, ambizioso.
“9” è indiscutibilmente un disco ambizioso, che gioca sul filo del pop alternativo, riuscendo a non scivolare mai. Noi, come detto, lo avremmo accorciato di un tot di minuti per renderlo ancora più accessibile e favorire il rapido riascolto, però dobbiamo anche infilarci la coda fra le gambe e ammettere che lavori di questo tipo, nell’ambito della canzone d’autore italiana, se ne sento sempre meno. Il brano migliore? “Nothing”. Insomma, Barbagallo batte Distopic 2-1.