Una bella botta, non c’è che dire. “Stelle Fisse” è un disco che ti aggredisce con garbo, un po’ come quelle linee di mare che salgono lievemente passo dopo passo e senza accorgertene hai l’acqua che ti accarezza il mento. Fuor di metafora, gli Aucan hanno di che essere fieri per questo lavoro completo, vario, che mescola elettronica, ambient, un pizzico di rock, techno e improvvisazione. Il nuovo album è il frutto di una lunga sperimentazione in studio, basata sull’utilizzo di synth, campionatori e drum machines. Il risultato è molto convincente per tre motivi: si entra in sintonia con il compact dopo pochissimi ascolti, c’è azzardo ma anche qualche singolo buonissimo per i club alla moda (insomma, non è un lavoro autoreferenziale) e la scaletta è estremamente agile: 10 pezzi per 38 minuti di musica. Prendi e porta a casa. Anzi, prendi e metti a portata di cuffie. Il pezzo migliore? L’iniziale “Disgelo”.
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Aucan Kowloon Records La Tempesta
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