Cinema2024

MEGALOPOLIS Francis Ford Coppola

megalopolis

Abbiamo cercato le parole giuste per definire “Megalopolis“, ma dopo tanto pensare e ripensare siamo tornati al punto di partenza, cioè all’espressione che ci è uscita dal cuore una volta terminato il film: “…che puttanata!”.

E’ triste bollare l’opera di un maestro come Francis Ford Coppola con parole di questo tipo, ma sinceramente è anche difficile trovare espressioni migliori, e i motivi sono concentrati in tre punti: punto 1) la narrazione è lacunosa per tutta la durata della proiezione; punto 2) per quanto il film abbia una patina elegante e un montaggio di pregio, il ritmo non è granché; punto 3) con un cast stellare come quello a disposizione, era veramente difficile combinare questo pasticcio.

La trama. La “favola” di Coppola si svolge a New Rome, una città distopica e degradata che unisce usi e costumi della moderna New York e dell’antica Roma; così, in mezzo ai grattacieli, c’è un Colosseo dove si svolgono gare con le bighe e di lotta libera. La città è governata da un’élite di famiglie patrizie: esse si godono piaceri proibiti mentre i comuni romani vivono in povertà.

All’interno del film che ha sognato per tutta la vita, Coppola ci infila così tanti temi da poterci fare una serie TV di 5 stagioni. Alcuni sono anche temi attuali e interessanti, come il rapporto tra l’uomo e il futuro, l’attualità americana, e per certi versi la distopia tra progresso e privazioni. Il guaio però è che tutto viene frullato assieme in maniera vorticosa, non permettendo mai alla storia di muoversi con un filo chiaro e definito. In tutto questo marasma di colori, citazioni, accenti lisergici, il cast non può che affogare clamorosamente, capitanato da un Adam Driver impalpabile, che si porta dietro Giancarlo Esposito, Laurence Fishburne, Jon Voight, Dustin Hoffman, Talia Shire e Nathalie Emmanuel. L’unico a salvarsi è Shia LaBeouf, che nella vita reale è noto per i suoi eccessi e che qui, vestendo i panni di un personaggio estremamente borderline, si è trovato ovviamente a suo agio.

Finale sgraziato e liberatorio, con una punta di fastidioso paternalismo. Diffidate di chi vi spronerà ad andare a vedere “Megalopolis” aggrappandosi a chissà quali temi filosofici, c’è poco da fare filosofia qui: due ore sprecate.

Review Overview

SCORE - 3.5

3.5

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