IDDU Fabio Grassadonia & Antonio Piazza
Carino, ma un po’ fastidioso in alcuni passaggi, perché spesso nel cinema italiano c’è questo bisogno di buttare tutto in commedia anche quando non sarebbe strettamente necessario, è come se non si desse fiducia alle capacità del pubblico di “ammortizzare” l’aspetto drammatico della narrazione. Morale: allora, infiliamoci dentro un po’ di situazioni tragicomiche così la trama ne esce più frizzante, meno impegnata. Peccato, perché a conti fatti “Iddu” racconta alcune storie interessanti, ma sparando a salve i suoi colpi migliori, e banalizzando tanto i contenuti e il loro potenziale.
La trama. Nella Sicilia dei primi anni 2000, Catello, un politico condannato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, si vede offerta la libertà da parte dei servizi segreti in cambio del suo aiuto nel catturare il suo figlioccio d’un tempo: il boss mafioso Matteo. Catello comincia quindi una corrispondenza epistolare con quest’ultimo, ormai stanco della sua vita da latitante, nella speranza di indurlo a rivelare per errore, in uno dei suoi pizzini, il proprio nascondiglio. Il film è liberamente ispirato a un fatto avvenuto durante la latitanza di Matteo Messina Denaro.
Bene Toni Servillo ed Elio Germano come protagonisti. Dietro di loro il vuoto, con un cast di supporto davvero male assortito e troppo caricaturale.
Un capitolo a parte per la colonna sonora: è stata composta da Colapesce ed è appassionate, ben calibrata, fin superiore per la media dei film italiani.