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CARACAS Marco D'Amore

caracas

La prova che “Caracas” è un brutto film è tutta nell’interpretazione di Toni Servillo. Perché se anche uno bravo bravissimo come Servillo finisce per annegare nella sceneggiatura, significa che c’è davvero poco da salvare.

Purtroppo la seconda opera da regista di Marco D’Amore si traduce in un film scombussolato, scollegato, al cui interno ci sono troppe cose: dall’integrazione razziale all’ideologia, alle religioni e tanto altro ancora. Probabilmente D’Amore giocando di sottrazione avrebbe dato alla sua pellicola un taglio quanto meno più digeribile per il povero spettatore, che dopo appena metà del film si ritrova a dover comprendere una narrazione che fa acqua da tutte le parti e che nel secondo tempo invece di sciogliere i nodi, ingarbuglia le cose ancora di più.

La trama. Un affermato scrittore napoletano ritorna a casa dopo molti anni e incontra il suo vecchio amico Caracas che, messo alle spalle il suo passato da naziskin, si sta convertendo all’Islam. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo “Napoli ferrovia” di Ermanno Rea.

La Napoli sullo sfondo è cupa, misteriosa, decadente, e i protagonisti in scena la solcano senza lasciare tracce alle loro spalle. Tutto è fumoso, tutto è superficiale, e tutto è drammaticamente noioso, così noioso da accogliere il finale (molto ambizioso e brutto) come una vera e propria liberazione. Fra le peggiori cose uscite al cinema in questi anni.

Review Overview

SCORE - 3.5

3.5

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