Opinioni

FABIO CINTI «Siamo un Paese dove ormai l’ignoranza sta superando i limiti»

La nostra recente intervista a Pierpaolo Capovilla e le imminenti elezioni ci hanno suggerito l’idea di chiedere ad alcuni artisti con che spirito si stanno avvicinando al prossimo appuntamento elettorale.

«Se in Italia avessimo i problemi di sicurezza che hanno Paesi come la Colombia o il Venezuela, anche in quel caso sceglierei chi protegge e promuove la Cultura. I motivi e le relazioni fondamentali tra lavoro, benessere e Cultura, che a molti sembreranno assurdi, sono invece molto ovvi. E siccome quei problemi di sicurezza non ce li abbiamo – perché è evidente che gli episodi di violenza sono notevolmente diminuiti nel corso degli ultimi decenni, anche se vorrebbero farci credere il contrario -, scegliere una politica che rafforzi i sistemi di sicurezza, che aumenti la militarizzazione, che sostenga politiche sociali rigide e allarmanti, che si preoccupi dei flussi migratori in modo ossessivo e strumentale, di fatto razzista, che ignori completamente ogni discorso legato all’istruzione, alla diffusione di culture non solo interne ma soprattutto diverse e multietniche, vuol dire fare un altro passo verso le condizioni di quei Paesi sudamericani. Dobbiamo andare avanti, non indietro.

Perché il nostro livello culturale oggi, di istruzione, non è così lontano dal loro, dalla Colombia e dal Venezuela. Di questo, della salute della popolazione e di nuove e moderne occasioni di lavoro dovremmo preoccuparci, se fossimo civili fino in fondo. Mi pare evidente ci sia una relazione tra l’abbassamento repentino del livello culturale e la situazione politica e sociale, anche se si dà la colpa a tutt’altro. Perché, di fatto, stando banalmente ai dati, siamo un Paese dove ormai l’ignoranza sta superando i limiti, creando problemi a partire dalle scelte quotidiane, personali, fino a quelle comuni. Anche la musica ha subito una trasformazione a causa di questo, tanto in chi la produce quanto in chi la ascolta: il processo è identico in ogni campo.

Per arrivare alla domanda, la politica italiana è questo, un gruppo di personaggi squallidi che ne sa molto meno di me e di qualunque persona di cultura media che frequento, e che riesce a comunicare bene con una popolazione che nella maggior parte dei casi parla solo nel dialetto della propria regione, che non riesce a costruire frasi di senso compiuto fluido, che non legge e che non sa scrivere, che non comprende quello che vede e che sente perché non ha riferimenti e mezzi di comprensione e rielaborazione, che non conosce la nostra storia recente, che non sa collegare eventi del passato con quelli del presente, che considera gli intellettuali inutili e spocchiosi, che non riconosce il valore e l’importanza della trasmissione della conoscenza, e che vive, in definitiva, come in una stanza buia dove sono illuminati solo gli elementi essenziali per la propria sopravvivenza. Come una bestia inferocita in una gabbia, affamata, assetata e in preda alla paura. Comunicare con un popolo così, soprattutto nel modo in cui lo fa il gruppo Berlusconi-Meloni-Salvini, è molto triste e pericoloso, e se la situazione non cambierà, si arriverà alla stessa deriva sudamericana.

Per chi vale la pena votare? Per chi considera la Cultura (in tutte le sue forme, anche la cultura del lavoro) la base di tutto, per chi trova che l’innalzamento del livello culturale di base frenerà la corsa verso questo baratro».

Fabio Cinti, cantautore

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