BEATRICE ANTOLINI «Io non sto passando da nessuna nicchia a nessun mainstream»
A partire dal 20 marzo la vedremo in tour con Emis Killa. Beatrice Antolini farà parte di una band tutta al femminile che accompagnerà dal vivo uno dei rapper italiani più seguiti e idolatrati. All’estero non si fanno tanti problemi e ci sono migliaia di artisti che passano dalla nicchia al mainstream e viceversa, ma in Italia spesso è difficile accettare che quello del musicista sia un mestiere e quindi soggetto a esperienze diverse. E’ un limite della scena indie?
«Io non sto passando da nessuna nicchia a nessun mainstream. Chi conosce il mio percorso e la mia musica sa bene che è piena di influenze e di colori diversi, non sono mai stata un’integralista in niente, fin dall’inizio. Nei miei dischi c’è sicuramente anche tutto quello che ho ascoltato: la musica classica, il funk, la new wave, il prog, la psichedelica, l’hip hop (soprattutto nel modo in cui uso i synth), il rock, il metal, il dark, l’industrial, la musica contemporanea, ma ne viene fuori un mio genere che non assomiglia a niente se non a me. Dal mio primo disco “Big Saloon” ho collaborato sempre volentieri in progetti più disparati e diversi proprio per una mia curiosità nei confronti della musica e soprattutto della vita (odio le chiusure mentali). Dai Baustelle a Lydia Lunch, da progetti di elettronica industrial a Andy dei Bluvertigo, per citarne alcuni. Nell’ultimo anno e mezzo per esempio ho concluso il tour di “Beatitude” (uscito per La Tempesta) con il concerto del primo maggio a Taranto e nel mentre ho lavorato qui al Big Saloon studio come produttore-arrangiatore per altri artisti, fatto remix abbastanza incazzati (l’ultimo, “Spiral” degli Shijo X) partecipato a dei tributi e reinterpretazioni come quello su David Bowie con Andy dei Bluvertigo e quello per la serie “Vinyl” andato in onda su Sky Atlantic con la superba super band (Sergio Carnevale, Federico Poggipollini, Andy, Marco “Garrincha” Castellani, Megahertz), ho scritto un disco nuovo e suonato batteria, chitarra, basso e tastiere in vari progetti, registrato cover a mio modo, scritto musiche per due spettacoli. Ora collaboro anche nel nuovo live di Angela Baraldi».
«Sono cresciuta con la musica classica e il pop, da Beethoven a Michael Jackson (“Dangerous” è il disco che ho sentito di più da piccola) passando poi per tutto il rock: i Queen, David Bowie, i Led Zeppelin, i Clash, i King Crimson e tanto, tanto prog, per poi perlustrare territori più bui e sperimentali: James Chance and the Contortions (che ho conosciuto e condiviso il palco quando ero con Lydia Lunch), Can, Neu!, Bauhaus, il jazz e la musica contemporanea, Miles Davis, Thelonious Monk, Nina Simone, Philip Glass, Brian Eno, Laurie Anderson, Don Ellis, Arvo Pärt, e tutto il funk e la musica nera come James Brown, Marvin Gaye, Herbie Hancock, Sly and the Family Stone, Stevie Wonder, Funkadelic, Grace Jones, l’hip hop alternativo dei Cypress Hill, i Wu-Tang Clan, i Beastie Boys, il grunge, lo stoner rock, la musica italiana come Battiato e Branduardi e… Jack White (che amo in ogni cosa che fa). Ma senza escludere le nuove uscite e il pop, l’r&b, l’edm, il nuovo funk di Bruno Mars, il nuovo soul di Rag’n’Bone Man, poi ci sono stati dei nuovi generi elettronici bellissimi come la dubstep e soprattutto ora per me la trap. Bisogna seguire tutto, non aver paura ed essere curiosi. Perché se ti piace Lou Reed devi sputare merda sui Queen (ultima tendenza su Facebook) o se ti emozioni con un brano dei Love non puoi apprezzare i Nine inch Nails? Non l’ho mai capito, e per me non è così. Ora ti rispondo alla domanda, il limite non è il mio».