FABRIZIO COPPOLA La superficie delle cose
Salto indietro di quasi tre lustri. Era il 2003 quando Fabrizio Coppola usciva con questo disco che racchiudeva in sé gli elementi giusti per convincere, subito, anche i palati più esigenti: durata di poco inferiore ai quaranta minuti, tante idee, dei bei testi ed una voce color benzina capace di impreziosire il tutto.
Questo “La superficie delle cose”, opera prima del cantastorie Coppola, resta tutt’oggi un album notevole, ricco di spunti interessanti, che parla sfacciatamente (ma non è una colpa) la lingua del rock americano Anni Novanta. Il compact, tecnicamente, fa perno su una chitarra onnipresente e sulla voce del cantautore milanese, puntuale sui passaggi più delicati del disco. Tre i potenziali singoli: “Lungo i viali”, “Antenne” (il pezzo migliore dell’intero album) e “Volontà”. Ma è tutta la scaletta – composta da 9 episodi – a colpire il bersaglio grosso con una facilità disarmante. Insomma, una vera chicca.