FREDDY KEY Ecce Homo
Freddy Key, classe 1988, da Mantova, ha la erre moscia. Poteva decidere di ascoltarlo (il rap) e basta, e invece con “Ecce Homo” ha scelto di mettersi in gioco, sfanculando il difetto di pronuncia, arrivando persino a fare della sua “erre” l’oggetto di un suo brano: “Ramarro Marrone”. Insomma, non sappiamo dirvi quanta strada farà Freddy Key, ma in termini di personalità ne ha da vendere.
In scaletta 19 pezzi per 64 minuti – onestamente un po’ troppa carne al fuoco. Ma se è vero che non tutti i brani sembrano colpire il bersaglio grosso, è altrettanto vero che quelli che raggiungono l’obiettivo lasciano una buonissima impressione. Freddy Key mischia e mescola: rap noir con ritornelli che spesso vanno a cercare (e premiare) l’ascoltatore. Non è il gioco del bastone e della carota, è più una questione di frusta e accelerazioni. Le basi rendono omaggio alla old school americana, ma in diversi passaggi appaiono poco originali. Ecco, sotto l’aspetto sonoro c’è ancora da lavorare. Per quanto riguarda le liriche, invece, la base di partenza è interessante. La sensazione, però, è che il rapper mantovano debba ancora trovare la chiave giusta per valorizzare al meglio il suo bagaglio. Ma non siamo davanti a del rap amatoriale. C’è sostanza.
Nel disco compaiono come ospiti anche Amir e Tormento – quest’ultimo mette un bel carico su “Figli di nessuno”.