SPERANZA L'ultimo a morire
Dopo aver dato una bella botta al linguaggio e all’attitudine del rap italiano con brani come “Chiavt a Mammt” (il pezzo è stato ripreso anche da Liberato), “Spall a Sott” e “Manfredi”, per Speranza il disco “L’ultimo a morire” è un modo per raccontarsi e proporre un immaginario dove l’italiano si intreccia con il dialetto e il francese. L’alchimia è potente e nel complesso l’album premia lo stile di Speranza, che anche in questo nuovo capitolo del suo percorso procede dritto per la sua strada: denuncia sociale, basi azzeccatissime e un modo di rappare che ha radici dal basso e non scimmiotta alcun Maestro del genere, e anche la moda del momento – la trap – qui non ha cittadinanza. Nel disco svariate collaborazioni: da Guè Pequeno, passando per Tedua e Massimo Pericolo.
In scaletta 14 brani per 40 minuti di musica. I singoli “Iris” e “Fendt Caravan” sono ottimi biglietti da visita (diversissimi tra loro) e servono a definire i contorni di un lavoro che ha parecchi cambi di ritmo, grazie anche a produttori di valore, fra i quali citiamo Don Joe e Night Skinny. Convincente l’inizio, coraggioso il finale. Insomma, un compact “serio”.