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VINTAGE VIOLENCE Mono

vintage violence mono

A sette anni di distanza dal loro ultimo album, celebriamo il ritorno dei Vintage Violence con un nuovo disco elettrico, “Mono“, uscito per Maninalto! Records.

L’album si apre con “Piccolo tramonto interiore”, che è uno dei manifesti esistenziali (?) più a fuoco che abbiamo ascoltato negli ultimi anni. Veramente tanta roba. Il testo andrebbe affisso lungo le strade, tanto è carico di contenuti e ha il pregio di rivolgersi a un pubblico adulto senza banalità, luoghi comuni o intenzioni istruttive. Lo mettiamo anche in coda a questa recensione, facendo uno strappo alla regola.

Tornando al disco, il rock è sempre la materia prima della band, qui proposto con il solito stile da assalto, punk. Il risultato? Alcune cose funzionano bene (“Zoloft” è un gran pezzo), altre cose invece caracollano, altre convincono a tratti, come nel caso di “Paura dell’Islam”, che in alcune strofe si perde in una retorica un po’ così così, mentre in altre strofe (soprattutto nel finale) aggiusta il tiro.

“Mono” è un disco coraggioso, sembra l’album di una band esordiente, perché la musica va continuamente a scuotere l’ascoltatore, e i testi si prendono dei rischi pazzeschi, affrontando temi tosti. E’ un disco rock, come purtroppo ormai se ne fanno sempre meno in Italia, cioè azzardando, accelerando in curva e pazienza se ci sono sbavature sul foglio. L’elogio dell’imperfezione.

 

Piccolo tramonto interiore

Piccolo tramonto interiore
Da godersi in riva al lago col calare del sole
Una vita d’obbedienza a un di0 distratto
Finché poi verrà la m0rt3 e avrà le lenti a contatto
Piccolo tramonto interiore
Da guardarsi la domenica alla televisione
Non avrà più senso minacciare l’inferno
Perché la censur4 verrà dall’interno
Piccola agonia giornaliera
Tipo quella che ti prende la domenica sera
Che il problema non è tanto il lunedì mattina
Quanto il giorno dopo uguale a quello prima
E ora che hai provato il dolore
Sprizzi gioia come a chi è diagnosticato un tum0r3
Quantomeno capirai che ogni momento è d’oro
E vedrai col c4xx0 che lo passi al lavoro
Piccolo tramonto interiore
Perché anche l’operaio vuole il figlio dottore
Perché il grado di felicità noi lo misuriamo
In chilometri, chilometri da Milano
Vogliono che cambi colore
Ti costringono a lottare per un mondo peggiore
E aspettando un sole nuovo il nostro tempo scade
Siamo come neve nera ai lati delle strade
Piccola prigione interiore
Aspettando per vent’anni un secondino che mu0r3
Chi la propria cella insiste ad abbellire
Quando si aprirà la porta non vorrà più uscire
Ma forse non è questo il problema
E sentirsi a fine pena è funzionale al sistema
Ma non sottovalutiamo la virtù dei vizi
Chi si dr0g4 smetta
Chi non lo fa inixi
Smetti di cercare lavoro
Potresti trovarlo e non saresti il solo
Ad avere troppi soldi da poter contare
Senza il tempo materiale per poterli usare
Piccolo dilemma interiore
Tra restare oppresso e fare l’oppressore
Gu3rr4 e carestia dopo un attentato
Un’3ut4nasi4 per un ginocchio sbucciato
Piccolo tramonto interiore
Perché anche l’operaio vuole il figlio dottore
Perché il grado di felicità noi lo misuriamo
In chilometri, chilometri da Milano
Vogliono che cambi colore
Ti costringono a lottare per un mondo peggiore
E aspettando un sole nuovo il nostro tempo scade
Siamo come neve nera ai lati delle strade
Piccolo tramonto interiore
Libertà di indebitarsi per un televisore
Solo quelli ben nascosti sopravviveranno
Come sopravvive un cane a capodanno
Vogliono che cambi colore
Ti convincono a votare per il male minore
E aspettando un sole nuovo il nostro tempo scade
Siamo come neve nera ai lati delle strade
Dammi tre parole: sudore, rumore, liqu0r3
Lasciami guidare lontano dal mondo reale

Review Overview

QUALITA' - 71%

71%

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