LEVANTE Nel caos di stanze stupefacenti
Una foto sexy in copertina e – notizia di pochi giorni fa – la cattedra di “X-Factor” 2017. Levante ha scelto di flirtare con i rischi e non è un caso che la crescita esponenziale del “personaggio” sia coincisa anche con una crescita dei commenti sgradevoli attorno al suo percorso artistico. Per quanto ci riguarda, nutriamo dubbi e curiosità sulla sua partecipazione al Talent in veste di giurata (spudorata scelta di marketing?), mentre la sua musica propone con “Nel caos di stanze stupefacenti” sorprese e conferme.
Levante è indiscutibilmente brava a maneggiare il pop, inoltre ha una voce così espressiva che si può permettere di gridare o sussurrare senza perdere per strada alcunché. Insomma, l’elogio della tecnica che si fa potenza espressiva. Rispetto al già discreto “Abbi cura di te”, qui siamo a un ulteriore passo avanti: la strada imboccata è quella giusta, non ci sono dubbi.
In questo album, Levante si diverte a mescolare le carte andando ben oltre i confini della scena indipendente per cercare di planare (senza sputtanarsi) in classifica. La Nostra firma quasi tutto il disco, lasciando la porta aperta a Dario Faini nella parte musicale, e la presenza di quest’ultimo si sente tutta in “Non me ne frega niente”, un pezzo che parte come se fosse di Meg per finire con gli arrangiamenti tipici di Faini.
“1996 La stagione del rumore” e “Io ti maledico” sono due brani particolarissimi: il primo si veste di rap, mentre il secondo strizza l’occhio agli Anni Ottanta e ha un ritornello killer. “Io ero io” è un lentone che esalta tutte le qualità di Levante, con una linea melodica azzeccatissima e un cantato ispirato. La seconda parte dell’album non perde di tono e ha in “Gesù Cristo sono io”, “Diamante” e “Di tua bontà” gli episodi migliori. Nel cd compare anche Max Gazzè, ma non lascia il segno.
Che dire, insomma? “Nel caos di stanze stupefacenti” è un buon disco? Assolutamente sì. Levante non è un bluff.