ANDREA FARDELLA Le derive della Rai
Sessantotto minuti di musica per un esordio. Che roba…
Il debutto di Andrea Fardella può essere archiviato alla voce “zappa sui piedi”. Perché l’album è davvero interessante, cantato benissimo, ma si smarrisce per strada, allunga eccessivamente il brodo perdendo omogeneità e incisività in più di un’occasione. Incomprensibile la scelta di appesantire (nel minutaggio) una scaletta in grado di offrire diversi brani degni di nota e figli di un cantautorato moderno che rende omaggio a vecchi e nuovi Maestri del genere. Fardella ha talento, non è un bluff. In più di un passaggio ricorda Edda nello stile.
“Le derive della Rai” è un compact che contiene tutto e il suo contrario: dolore e sacro, furia e disperazione, belle melodie, decadenza, approdi e partenze. Buonissimi quasi tutti gli arrangiamenti (almeno dal punto di vista concettuale, perché poi all’atto pratico si è tirata la corda…), mentre produzione e mixaggio non hanno reso merito alla qualità del disco. Insomma, eccellente il materiale a disposizione ma lavorato maluccio. I pezzi migliori? “La deriva della Rai” e “Sposa”.
PS L’abbiamo voluto mettere fra i lavori top del 2016 perché, nonostante i limiti, merita davvero l’ascolto.